Cercando di capire qualcosa oltre gli slogan, sembra incontestabile come “lo scopo finale dell’Esecutivo (sia) quello di concentrare nelle sue mani la gestione delle risorse… Meno risorse, meno autonomia, un controllo centrale che indirizzerebbe le poche risorse disponibili su grandi opere come il ponte sullo stretto di Messina, che viene confermato come una delle opere più importanti del Piano” (n. 44/2010 di A Sud’Europa).
Mentre, “Alcuni progetti lanciati con una certa enfasi dai media, sembrano ridimensionati nella lettura dei testi; per esempio l’utilizzo dei fondi degli enti previdenziali per realizzare nuove scuole si riduce ad un programma straordinario per la costruzione di una scuola modello in ogni provincia del Sud, iniziativa di per sé lodevole ma che non può sottacere la progressiva riduzione della spesa pubblica ordinaria per la manutenzione delle strutture fisiche e la qualificazione dell’istruzione nel Meridione” (ibidem).
Analoga valutazione è espressa da Raffaella Pessina sul Quotidiano di Sicilia: “La maggior parte dei progetti approvati riguarda le regioni del Nord Italia (Trentino Alto Adige, Liguria, Lombardia Veneto e Piemonte) e gli altri progetti approvati si fermano alla Campania, con la proroga della dichiarazione di pubblica utilità dell’Interporto di Battipaglia. Più a Sud, dove le infrastrutture strategiche sono totalmente carenti, non è stato previsto alcuno stanziamento. Anzi dai Fondi Fas il Cipe ha sottratto 400.000 euro da destinare alla Scuola Europea di Varese.”
Non è un caso che “La Padania”, il giornale della Lega, titolava orgogliosamente il 19 novembre: “Il Cipe apre i cordoni della borsa, ok a opere per 21 miliardi di euro”. E ancora: “La maggior parte dei fondi va al Nord”. Sono gli abitanti del Nord che beccano i benefici immediati, visto che si tratta di interventi subito cantierabili cui lo Stato garantisce la copertura finanziaria globale.
Se fossimo rimasti alla cornice, certamente avremmo sottolineato gli aspetti positivi : “priorità in termini di beni e servizi collettivi (grandi infrastrutture, istruzione, ricerca e innovazione) all’interno di una cornice di sicurezza e legalità, giustizia, efficienza della pubblica amministrazione, credito e sostegno alle imprese e al lavoro, ricorrendo alla valutazione preventiva e successiva, fino alla possibilità di commissariamento in caso di inadempienza” (Il Sole 24 Ore). Anche se non possiamo nascondere i nostri timori quando si parla di “commissariamento”, spesso utilizzato come scorciatoia per bypassare le norme di aggiudicazione di appalti.
Quanto all’entità delle somme messe a disposizione, sempre su A Sud’Europa leggiamo: “Bisogna innanzitutto precisare che i documenti presentati dall’Esecutivo sono estremamente generici rispetto all’entità della spesa ordinaria destinata al Sud che è progressivamente diminuita nell’ultimo decennio. Inoltre con l’ultimo taglio di 5 miliardi operato nella Legge di stabilità, sommano ormai a 30 i miliardi di euro sottratti al FAS. Perciò va innanzitutto chiarito che il Piano non prevede finanziamenti aggiuntivi ai fondi strutturali, al cofinanziamento nazionale definito per il 2007-2013, a quanto resta del FAS”.
“I fondi messi a disposizione dal governo – leggiamo da Il Fatto Quotidiano – ammontano a 24 miliardi, ai quali vanno sommate le risorse europee, che sono aggiuntive. In totale sarebbero cento miliardi le risorse complessive che andranno al Sud, di cui 20 miliardi sono in programmazione e altri 80 o non sono stati spesi o sono bloccati da mille rivoli”. Il fatto che Berlusconi si lamenti della “incapacità delle Amministrazioni del nostro Mezzogiorno di utilizzare i fondi europei” ci fa temere il ripetersi dell’utilizzo spregiudicato di denaro pubblico, in nome della efficienza e della emergenza.
Dal suo blog Lombardo pretende impegni concreti, chiari e quantificabili: dalla fiscalità di vantaggio ad un reale piano per lo sviluppo delle infrastrutture in Sicilia e al Sud, perché solo così possiamo bloccare il divario Nord-Sud. Di Pietro chiede a Berlusconi di indicare “da dove intende prendere i soldi per il Piano Sud, quali sono i capitoli di spesa e quali sono le opere che sta realizzando”.
A quella parte di popolo ingrato del Sud (che non è fiducioso neanche in periodo natalizio) non resta che stare in allerta, denunciando le irregolarità e smascherando gli slogan retorici.
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