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La porta della vita

La tragedia della nave Pinar, “palleggiata” tra Italia e Malta con il suo carico di uomini e donne. Il coraggio e la determinazione di un giornalista, Francesco Viviano, che -per fare vera informazione– va a vedere di persona quali fossero le condizioni di questi migranti in quei giorni di limbo. Sono questi i fatti  e le testimonianze a cui si sono ispirati gli ideatori dello spettacolo “La porta della vita”, rappresentato all’Auditorium dei Benedettini giovedì 16 dicembre.
Uno spettacolo sobrio, con un solo attore, Massimiliano Geraci, e un musicista, Dario Sulis, che suona e canta dal vivo brani da lui stesso composti dietro la suggestione di quegli eventi. Su un megaschermo scorrono intanto le immagini con i volti dei protagonisti reali della vicenda. Prima dell’inizio qualche parola d’introduzione affidata ad Elvira Iovino e a padre Notari, entrambi del Centro Astalli, il servizio dei Gesuiti per i rifugiati, che svolge un importante ruolo nell’accoglienza e nella difesa dei diritti dei migranti.
Forse era inevitabile la sproporzione tra la resa emotiva e artistica dello spettacolo e la drammatica storia delle 145 persone stipate su un gommone, salvate dal naufragio dal mercantile turco Pinar e rimaste poi per giorni prigioniere di una nave che nessuno voleva. Forse è mancata la visone d’insieme, forse, nonostante la bravura dell’attore e  la musica interessante, è mancato il salto di qualità che permettesse di ottenere un forte impatto emotivo.
Comunque è servito a ricordare. Ricordare dei volti, dei nomi. Il diciannovenne Austine Asajand, che ha lasciato la sua Nigeria per inseguire un sogno, la ventiduenne Florence che ha partorito, dopo l’approdo, una bimba, “l’unica cosa bella della mia vita”, nata da una delle tante violenze subite in Libia.  E, attraverso le loro storie, quelle di tutti altri. Viene data voce anche al comandante del mercantile, vero samaritano, che sa riconoscere il suo prossimo nell’altro che soffre, nello straniero che cerca la vita ed è sul punto di trovare la morte. E a un militare della guardia di Finanza, che deve eseguire un ordine che va contro la sua coscienza. Un tentativo di raccontare un’unica vicenda da prospettive diverse.
Il ricavato della vendita dei biglietti è andato al Centro Astalli di Catania, che ha bisogno del nostro aiuto per continuare la sua attività di sostegno ai migranti e ai richiedenti asilo. Pagare questo biglietto è stato il piccolo gesto di collaborazione compiuto dal centinaio di persone che hanno sfidato il freddo e la pioggia di quella serata per assistere a questa rappresentazione.
Per approfondire leggi Quel viaggio senza ritorno di Agata Pasqualino su Step 1
E, naturalmente, gli articoli di Francesco Viviano sulla Repubblica, tra cui: Sulla nave dei disperati, Pinar, le lacrime del comandante, Sei mesi sen’acqua nè soldi

Argo

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