Categories: Cultura

La Canzone triste di Italo Calvino

Il Cantacronache (gennaio 1962). Da sinistra: Sergio Liberovici, Fausto Amodei, Michele L. Straniero, Margot

“Evadere dall’evasione”, questo il fortunato slogan coniato dai fondatori di Cantacronache (M.L. Straniero, impiegato della RAI, F. Amodei, architetto e E. Jona, avvocato), un gruppo di giovani intellettuali che nel 1957 a Torino, nella città, cioè, di Pavese, Einaudi, Calvino, Mila, maturarono l’idea –come scrive Francesco Giuffrida- di “scrivere canzoni in cui la realtà, i problemi grandi e piccoli di tutti i giorni, fossero il nucleo centrale della composizione, con buona pace delle mamme piangenti, dei vecchi scarponi, delle casette in Canadà, dei papaveri e delle papere”.
Tra i primi intellettuali cui si rivolsero, Franco Fortini e Italo Calvino. Quest’ultimo aderì con entusiasmo alla richiesta e, in breve tempo, avvalendosi della collaborazione di musicisti quali Sergio Liberovici, Fiorenzo Carpi e Piero Santi, uscirono: Dove vola l’avvoltoio, Canzone triste, Oltre il ponte, Il padrone del mondo, Sul verde fiume Po e Turin-la nuit. “Leggendo i testi di queste canzoni – nota Giuffrida – salta agli occhi una chiara corrispondenza tra l’opera dello scrittore e il contenuto delle canzoni stesse”. Vi sono, infatti, evidenti riferimenti all’impegno civile di Calvino, alla sua esperienza partigiana, al tema della pace e, persino, echi che rimandano a Le fiabe italiane.
Il Cantacronache esaurì in pochi anni la sua esperienza, ma lasciò un’importante eredità. Contribuì, infatti, alla nascita del Nuovo Canzoniere Italiano e, soprattutto, ha rappresentato un decisivo punto di riferimento per molti dei più importanti cantautori italiani, fra questi: Guccini, De Gregori, Lolli, Jannacci. Non stupisce, perciò, che oggi, a distanza di cinquanta anni, i Modena City Ramblers propongano nei loro CD canzoni di Calvino.
Ma la fortuna di questa esperienza varcò, anche, i confini nazionali, come testimonia un episodio accaduto a Calvino in una caffetteria a New York, nel 1959, dove aveva incontrato le allieve di un corso di italiano e la loro professoressa. Ecco come lo descrive lo scrittore in una lettera inviata a Liberovici: “Vogliono cantarmi una canzone italiana. Bene, dico io, già rassegnato a sentire la solita canzonetta napoletana o radiofonica in omaggio all’italiano di passaggio. Una ragazza ha una chitarra, suona, le altre cantano e cosa cantano? Eravamo in sette, in sette (è l’incipit di Sul verde fiume Po ndr). Tutte le strofe una dopo l’altra [….] Questo per dimostrarti come Cantacronache sia popolare anche oltreoceano”.
Tratto da: Francesco Giuffrida, La Rivista del Galilei n° 11 maggio 2007
per approfondire: CANTACRONACHE – I 50 anni della canzone ribelle – L’eredità di Michele L. Straniero

per ascoltare altre canzoni:
Oltre il ponte (Calvino, Liberovici) – MCR
Dove vola l’avvoltoio (Calvino), leggi le parole;
Il povero Elia (Amodei)
Partigiano sconosciuto
Ninna nanna contro la guerra – Trilussa (i Gufi)

Argo

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