L’inaugurazione di una nuova scuola, in questo caso a Tremestieri Etneo, la Maria Teresa di Calcutta, per ogni comunità dovrebbe rappresentare un evento decisamente positivo, un investimento importante per il futuro. La presenza, alla cerimonia, del Presidente della Regione Siciliana (Lombardo), peraltro, aveva conferito a questa iniziativa un ulteriore rilievo.
A rovinare il tutto (come racconta Massimo Scuderi su Magma) “una dettagliata relazione geologica, redatta (su incarico del Sindaco) dal geologo dott. Fabrizio Manciagli corredata dal rapporto tecnico di prova svolto dalla ‘Geo Check s.r.l. prospezioni geofisiche’, che dimostra strumentalmente, e inequivocabilmente, la presenza di una faglia sismo genetica (faglia del Càvolo) attiva all’interno del lotto destinato a scuola elementare; e proprio al di sotto delle strutture portanti dell’edificio scolastico”.
Una relazione presa decisamente sul serio dall’ing. Gianfranco Caudullo, prima Dirigente del settore “Ubanistica e Edilizia Privata” e poi dell’ ‘Ufficio di Piano, PRG – Alta Professionalità’ nell’Ufficio Tecnico del Comune di Tremestieri Etneo. Questi, nella qualità di Responsabile Unico del Procedimento –RUP – per la costruzione della scuola elementare, dopo aver letto il predetto studio ha immediatamente invitato l’assessore competente a revocare, in autotutela, tutti gli atti relativi all’appalto dei lavori di costruzione di una scuola elementare in un luogo così pericoloso.
Per tutta risposta l’ing. Caudullo si ritrovava sollevato dall’incarico perché ‘sovraccarico di lavoro’. Gli amministratori locali sceglievano, quindi, di procedere nella realizzazione del manufatto nonostante, durante il 22° convegno nazionale di Geofisica della terra, si fosse sottolineato che “le strutture della faglia di Trecastagni – Tremestieri Etneo rivestano un ruolo importante poiché rappresentano i complessi di svincolo del settore in scivolamento. E per quanto ci riguarda è lo scivolamento dell’Etna che causa terremoti”.
In nessun conto sono state tenute le raccomandazioni espresse dall’Ingv (istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) come quella di allontanarsi il più possibile dalle zone di faglia.
Superficialità, fiducia nella ‘buona stella’, etica della non responsabilità: c’è solo questo nella scelta di fare correre rischi così alti a docenti e studenti? Visti i soldi spesi per l’intera operazione (circa 6 milioni di euro) probabilmente c’è di più, così come sarebbe di grande interesse comprendere quali connessioni intercorrono fra la scelta di costruire la scuola, necessariamente in quel luogo, e i vincoli del PRG relativi a quella specifica zona.
Ma su questo speriamo possano venire notizie attendibili dalle indagini della magistratura che, di fronte a un caso simile, non dovrebbero tardare,
Tratto da: Massimo Scuderi, In nome dalla (in)sicurezza, Magma 9 ottobre 2010
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