I permessi per le trivellazioni furono concessi nel 2004 dall’allora presidente della Regione Salvatore Cuffaro alla compagnia Panther Oil, e bloccati l’anno successivo per le proteste dei residenti.
E’ cominciata da allora una vicenda che non ha risparmiato colpi di scena. Mobilitazione dal basso molto attiva e con momenti di notevole visibilità, come nel caso dell’appello lanciato da Andrea Camilleri sul quotidiano la Repubblica, e -in contemporanea- sentenze di segno opposto emesse da diversi tribunali amministrativi.
Una sentenza del Tar di Palermo dell’agosto 2007 dava infatti ragione alla Panther, contro la Regione che intendeva recedere dalla concessione, ma l’anno seguente il Tar di Catania accoglieva il ricorso del comune di Vittoria, intenzionato a difendere i pozzi e le sorgenti di contrada di Sciannacaporale, che alimentano la città, con conseguente blocco delle trivellazioni.
La Panther sembrava aver desistito, ma si è invece rivolta al Consiglio di giustizia amministrativa, organo di appello del Tar. Il Cga ha annullato il ricorso vinto dal Comune di Vittoria, senza entrare nel merito della sentenza del Tar, ma basandosi su una questione di metodo. Ha infatti dichiarato Vittoria “territorialmente estranea all’area di intervento”, perchè il pozzo non ricade nel suo territorio.
Sul merito si era invece espresso il Tar di Catania che aveva disposto anche delle perizie e verificato l’esistenza di reali rischi di inquinamento. Ma la sentenza del Cga è inappellabile, essendo espressione dell’ultimo grado di giudizio.
La battaglia giudiziaria potrebbe considerarsi conclusa se non fosse che, come dichiara Nicosia, sindaco di Vittoria, è stata nel frattempo avviata “davanti al Tar di Catania un’azione di decadenza delle concessioni rilasciate alla Panther, azione che è ancora pendente e per la quale ci aspettiamo una risposta positiva”.
E comunque il problema deve essere affrontato anche sul piano politico.
Giuseppe Nicosia chiede infatti anche l’applicazione delle norme restrittive nel frattempo introdotte dal Piano paesistico, invoca le tutele regionali per le distanze minime da pozzi e sorgenti e si appella al Governatore.
Ad opporsi alle trivelle non è solo Vittoria, dove il 29 ottobre c’è stata una importante manifestazione. Ci sono altri sindaci, come Corrado Valvo, sindaco di Noto, di cui si può ascoltare l’audio di una dichiarazione a favore di un modello si sviluppo basato su beni culturali, ambiente ed ecosostenibilità.
Sono tornati in campo gli ambientalisti, il comitato No Triv, e vari rappresentanti delle forze politiche. Sembra proprio una battaglia bipartisan, fatta propria non solo dall’opposizione. Fabio Granata invoca l’approvazione immediata di una norma che escluda “la presenza di impianti di ricerca petrolifera o di produzione energetica nelle pertinenze dei territori tutelati dall’Unesco”. Il ministro Stefania Prestigiacomo vuole l’istituzione del Parco nazionale degli Iblei, considerato “la via maestra per evitare le trivellazioni in Val di Noto”, e accusa la Regione dei ritardi che ne hanno ostacolato la nascita. Pogliese si fa vanto di essersi fatto promotore già da tempo di una legge contro le trivelle in Val di Noto. E via discorrendo.
Tutti aspettano l’intervento del Governatore. “Il governo regionale, oggi diversamente rappresentato da allora – ha detto il presidente regionale del WWF, Pierferdinando Rizza – deve revocare le autorizzazioni all’epoca rilasciate in modo scellerato dall’allora governo Cuffaro dimostrando l’interesse di tutelare il territorio da colonizzazioni che nulla hanno a che fare con la valorizzazione paesaggistica ed archeologica della Sicilia.”
La Regione, tuttavia, non ha ancora approvato alcun documento contro le trivellazioni della Panther Oil. In una nota di Palazzo d’Orleans si legge che gli assessori hanno ricevuto dalla sovrintendenza di Siracusa e Ragusa una relazione con il quadro della situazione e che l’assessore al Territorio e Ambiente, Gianmaria Sparma, acquisirà dagli uffici competenti gli atti relativi alle attività estrattive e di ricerca degli idrocarburi nell’isola, in modo da relazionare al Governo perchè adotti provvedimenti.
Ecco, la Regione. Lo spettro della Regione aleggia su tutta questa vicenda. E’ stata la Regione a concedere i permessi; è stato a causa delle modalità di intervento, o di non intervento, della Regione che il Tar di Palermo nel 2007 dette nuovamente il via libera alla Panther; attendiamo adesso le decisioni della Regione. E non vorremmo che, come in altri settori, dai rifiuti all’energia, Lombardo faccia atto di procedere in direzione della difesa del territorio, senza poi nei fatti dimostrare di volerlo, o poterlo, fare. Ma anche l’immobilismo è un modo di agire.
In questo caso stupisce davvero la lentezza dell’intervento, trattandosi di un territorio in cui il patrimonio culturale e ambientale è davvero prezioso. Bisogna sapere se il governo regionale ritenga davvero che lo sviluppo della nostra isola debba passare attraverso la valorizzazione dell’ambiente, e quindi del paesaggio, e della cultura. La Sicilia ha il più alto numero di siti riconosciuti dall’Unesco e valorizzarli dovrebbe essere una priorità, non fosse altro che per stimolare il turismo, la nostra vera risorsa, il “pozzo” da sfruttare. Altro che petrolio e gas!
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