Con una interrogazione scritta Sonia Alfano, parlamentare europea, ha chiesto alla Commissione di introdurre a livello europeo il reato di associazione mafiosa, prevedendo anche una normativa comune per la confisca e il sequestro di beni riconducibili alla mafia. La richiesta parte dalla constatazione che la mancanza di questi strumenti rende più difficile il contrasto delle organizzazioni criminali, sempre più internazionalizzate. Nella interrogazione si sottolinea, inoltre, la necessità di approfondire la conoscenza degli impatti economici delle mafie, evidenziando le zone maggiormente interessate alla loro penetrazione.
l’ On. Cecilia Malmström ha risposto che la Commissione:
• è consapevole del fatto che le organizzazioni di stampo mafioso basate in Italia sono coinvolte in quasi tutti i tipi di attività illegali e che, sebbene le loro roccaforti si trovino nell’Italia meridionale, esse hanno sviluppato ramificazioni in molti, se non in tutti, gli Stati membri dell’Ue
• sta studiando la fattibilità e l’opportunità di una rifusione del quadro giuridico dell’Ue in materia di confisca (proposta legislativa nel 2011), anche se le misure in vigore permettono già alle autorità competenti di uno Stato membro di bloccare e confiscare i beni delle organizzazioni criminali detenuti in un altro Stato membro
• sta preparando un nuovo piano di azione 2011-2015 relativo all’elaborazione di statistiche sulla criminalità e sulla giustizia penale,
• già offre, tramite il programma “Prevenzione e lotta contro la criminalità” (ISEC)1, finanziamenti sia agli Stati membri, sia a enti privati che presentino proposte di progetti.
In effetti, anche durante i lavori dell’assemblea annuale dell’OCSE (vedi ASudEuropa, n. 36/2010), si è discusso della lotta alle mafie e dell’importanza di una azione oltre i confini nazionali. Il procuratore nazionale antimafia Grasso ha auspicato un sistema europeo integrato ed ha evidenziato le somiglianze tra le attuali organizzazioni mafiose e le organizzazioni terroristiche: cellule di 3-5 elementi in modo che arresti singoli o di intere cellule non ne mettano a repentaglio la sopravvivenza. Grasso ha inoltre lanciato l’allarme sull’utilizzo del mercato cinese per la circolazione delle droghe che vengono fatte viaggiare tra tonnellate di merci contraffatte verso i paesi di destinazione. “Se questo è il profilo del crimine organizzato, per Grasso è diventata indispensabile la collaborazione internazionale. Non basta aderire alle convenzioni e ai protocolli. È necessario che alcuni principi investigativi vengano ripresi dalle legislazioni nazionali”.
Speriamo che l’invito del procuratore Grasso sia stato raccolto dai politici presenti all’Assemblea dell’OCSE (Maroni e Alfano) che, sempre pronti – anche in quella sede – ad attribuire all’attuale governo i meriti su arresti e sequestri, si facciano parte attiva in sede europea per sostenere e trasformare in norme le proposte del procuratore Grasso e dell’europarlamentare Sonia Alfano.
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