A corredo di foto e slogan, vengono riportati i numeri degli arresti quotidiani di esponenti mafiosi, delle catture dei latitanti più pericolosi e del valore dei beni sequestrati alle cosche. La chiosa è altrettanto lapidaria dell’incipit: “Grazie Maroni, Grazie Lega”. Di chi è la firma sotto questo messaggio pubblico? Della Lega Nord ovviamente”.
A prima vista, si potrebbe considerare un semplice episodio di malcostume politico, ma, vista la martellante campagna del governo Berlusconi, autodefinitosi come l’esecutivo che più di tutti si è impegnato e ha raccolto successi nella lotta alla criminalità organizzata, ragionare sul contenuto di questo messaggio può essere utile.
Preliminarmente va sgombrato il campo da eventuali, e probabilmente voluti, equivoci: non è l’esecutivo, né il Ministro dell’Interno (Maroni) ad arrestare i latitanti, sequestrare e confiscare beni illecitamente posseduti, emettere sentenze. Come sanno tutti, questi sono compiti delle forze dell’ordine e della magistratura, i governi possono, attraverso le scelte politiche compiute, indirizzare e/osupportare tutto ciò.
Ci si chiede, perciò, se la continua delegittimazione della magistratura, i tagli operati al budget del Ministero dell’Interno, l’aver sottratto, come sottolinea Frigerio, “risorse destinandole ad operazioni di immagine, poi destinate ampiamente ad un silenzioso naufragio, come il poliziotto di quartiere e le ronde dei privati in nome della sicurezza” non siano inequivocabili spie di uno scarso, o quantomeno strabico, impegno del governo nella lotta alle mafie.
In questo contesto, richiamarsi a Falcone e Borsellino più che una semplice azione di propaganda sembra essere un modo per non affrontare i veri problemi sul tappeto, per nascondere una realtà apparentemente poco digeribile per l’elettorato della Lega Nord, impegnata a far finta di non vedere pur di continuare a condividere il governo del Paese.
Ci riferiamo, per ultimo, al ‘caso Cosentino‘ (sul quale, come scrive Frigerio, “gravano da tempo forti sospetti di collusione con ambienti camorristici, tanto da costringerlo alle dimissioni dall’incarico di governo”) quando la Lega ha votato in Parlamento, seguendo gli ordini della maggioranza, contro l’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni.
Come si concilia tutto ciò con la sbandierata intransigenza nella lotta alle mafie, come è possibile che la Lega non si sia mai accorta e, conseguentemente, non abbia mai denunciato l’avvenuta colonizzazione della Lombardia ad opera della ‘ndrangheta, come dimostrato questa estate dagli arresti disposti congiuntamente dalla DDA di Milano e Reggio Calabria?
Non vorremmo, in sostanza, che la propaganda servisse solo a distorcere la realtà, a mantenere bassa la guardia mentre si finge un impegno eccezionale. Condividiamo, perciò, il giudizio di Frigerio, che non riconosce alla Lega coerenza nei comportamenti nè rispetto al passato quando il “sindaco leghista di Ponteranica tolse il nome di Peppino Impastato dalla biblioteca a lui dedicata, perché non era un illustre defunto locale, né rispetto al presente caratterizzzato da “segnali di sottovalutazione, ma anche segnali di arroganza”.
Così come apprezziamo le sue conclusioni: “Forse è velleitario chiedere alla Lega maggiore coerenza e meno propaganda, ma, si sa, sognare non costa nulla”.
Tratto da: Lorenzo Frigerio, Lotta alla mafia, le amnesie della Lega, in Liberainformazione, Milano, 04.10.2010
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