La Procura della Repubblica di Catania ha disposto un controllo preventivo sui contenuti del primo numero del free press Sud. Lo ha reso noto il direttore della testata giornalistica, Antonio Condorelli, sostenendo che l’iniziativa fa “seguito a una denuncia del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo”.
Secondo la Procura “l’esibizione di una copia è stata disposta in seguito all’ipotesi di divulgazione di atti pertinenti a indagini in corso coperti da segreto istruttorio che se pubblicati rischiano di compromettere l’esito di un’inchiesta ancora aperta”. Il provvedimento è stato firmato dal procuratore capo Vincenzo D’Agata e dagli aggiunti Michelangelo Patané e Carmelo Zuccaro.
Una censura preventiva ha sempre il sapore dell’intimidazione e riporta alla memoria imposizioni e controlli da ventennio fascista. Argo non vuole prendere posizione su eventuali contrapposizioni, politiche e non, che potrebbero fare da sfondo alla vicenda. Nè entrare, in questa fase, nel merito dei contenuti del numero zero e del numero uno, ma vuole ribadire che non è tollerabile in una democrazia il controllo di articoli giornalistici prima che questi vengano diffusi.
Numerosi gli attestati di solidarietà al direttore e alla redazione di Sud.
Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, Vittorio Corradino, prende posizione: ”La richiesta del procuratore D’Agata e’ un atto gravissimo, quasi una sorta di censura preventiva. Non si comprendono, infatti, le ragioni per le quali un giornalista dovrebbe sottoporre il proprio articolo all’esame della magistratura, ancor prima che questo sia stato pubblicato. Ne’ serve a giustificare una tale richiesta la motivazione che un pezzo giornalistico possa nuocere alle indagini in corso”.
”Senza voler entrare nel merito dell’operato della Procura – osserva ancora il presidente Corradino – riteniamo che una tale richiesta possa costituire un inquietante precedente che metta in pericolo la liberta’ di stampa, in considerazione anche del fatto che l’Articolo 21 della Costituzione non prevede un’evenienza del genere. Come giornalisti non siamo disposti ad accettare censure di qualsivoglia natura”.
Il comitato di redazione del quotidiano ‘La Sicilia‘ esprime solidarieta’ a Condorelli, direttore della free press Sud, ‘il cui numero in pubblicazione – afferma – e’ stato oggetto di ‘visione’ preventiva su disposizione della Procura della Repubblica, un atto, oggettivamente, intimidatorio‘. ‘In una democrazia gli articoli, se sbagliati o offensivi, – aggiunge la nota – si querelano dopo la pubblicazione, senza alcuna visione preventiva di triste memoria’.
Prende posizione anche il comitato di redazione di Repubblica paventando un intervento simile a quello adottato per Sud anche per Repubblica: “Il presidente della Regione Sicilia, Lombardo veste i panni da pubblico ministero e invoca a mezzo stampa una perquisizione a “Repubblica” analoga a quella avvenuta al periodico “Sud” con il possibile obiettivo di impedire la pubblicazione delle notizie sull’inchiesta che lo riguarda. Un atteggiamento intollerabile per un uomo pubblico con incarichi istituzionali che mostra di non tenere in nessun conto la libertà di stampa. Il comitato di redazione di Repubblica esprime solidarietà ai colleghi di “Sud” e denuncia un atteggiamento intimidatorio nei confronti dei giornalisti chiamati a svolgere solo il proprio compito.”
Riccardo Orioles, su Ucuntu, rilegge l’episodio in una non meno inquietante prospettiva “storica”: “Qua in Sicilia, a Catania, i giudici non hanno la tradizione di Palermo. Un modo eufemistico per dire che negli anni 70 mettevano in galera l’ingegnere Mignemi che denunciava scandali edilizi, negli anni ’80 indagavano sui conti di Giuseppe Fava, negli anni ’90 coprivano i Cavalieri e un paio di anni fa non si accorgevano che i Santapaola scrivevano editoriali sui giornali di Ciancio.
Qualche giorno fa, fra la sorpresa generale, sono piombati sull’unico giornale non di Ciancio della Città, Sud, che – a quanto avevano sentito dire – aveva intenzione di parlar male del presidente Lombardo. Sarebbe bellissimo se Catania prima o poi diventasse una città normale, a cominciare dal Palazzo di Giustizia e da coloro che l’abitano. Non sembra un momento vicino”.
E ancora: “Noi (salva la solidarietà coi colleghi di Sud – solo i colleghi) non c’entriamo, siamo di un altro mondo, forse – ci pare a volte – di un altro pianeta.”
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