Da parte di alcune associazioni di volontariato si leggono giudizi complessivamente positivi, anche se sono presenti suggerimenti per una migliore definizione di alcuni aspetti legati alla disabilità e all’integrazione fra i diversi servizi.
Le linee di intervento ( pag. 8 ) sono sicuramente condivisibili perché riguardano criticità rilevanti del nostro sistema sanitario:
• il progressivo spostamento dell’offerta sanitaria dall’ospedale al territorio;
• il riordino della rete ospedaliera attraverso l’accorpamento e la rifunzionalizzazione di presidi ospedalieri sotto-utilizzati;
• il superamento della frammentazione e/o duplicazione di strutture;
• il potenziamento dei servizi e dei posti letto destinati alle attività di riabilitazione, lungo-degenza e postacuzie;
• la riduzione della mobilità sanitaria passiva extra-regionale;
• il progressivo contenimento dei ricoveri inappropriati;
• l’introduzione di un sistema di assegnazione delle risorse commisurato alla erogazione delle attività programmate, alla qualità e alla efficienza dell’operato delle aziende;
• l’attuazione del principio della responsabilità attraverso un sistema di controlli e verifiche.
In termini programmatori la legge stabilisce che l’assegnazione delle risorse delle aziende deve essere pilotata dalla individuazione degli obiettivi di attività, volumi e qualità delle prestazioni determinate dal livello di fabbisogno territoriale.
In tal modo si pongono le basi per attuare una sinergia virtuosa tra l’attribuzione degli obiettivi, l’assegnazione delle risorse e una puntuale verifica dei risultati.
Risalto viene dato al Piano di rientro per il contenimento della spesa (pag. 9), ma al contempo si pone l’esigenza di garantire il soddisfacimento dei bisogni di salute nel rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza.
Non ci pare, invece, consono al principio di laicità dello Stato il paragrafo relativo all’assistenza religiosa (pag. 13) che demanda a quanto stabilito dall’intesa tra l’Assessorato e la Conferenza Episcopale Siciliana, lasciando alle singole aziende la definizione delle modalità per l’assistenza per i pazienti di altre religioni, senza però prevedere, ove possibile, l’identificazione di luoghi di culto distinti.
Nella sezione relativa all’analisi del contesto sono presenti importanti studi epidemiologici che ci offrono spunti di riflessione e di analisi della offerta sanitaria. Il tasso di mortalità infantile ci vede ancora con una percentuale più alta (5,1%) rispetto a quella nazionale (3,7%); in eccesso nella provincia di Siracusa i dati di mortalità per tumore dell’utero e nella provincia di Catania per tumore alla mammella (pag. 27).
Si individuano come problemi rilevanti l’inappropriato ricorso al parto cesario, la scarsa consapevolezza delle famiglie verso misure di prevenzione (allattamento al seno, esposizione fumo passivo, cattiva alimentazione), l’aumento degli incidenti stradali come prima causa di morte in età giovanile, il rischio ambientale nelle aree petrolchimiche, ecc.
Nel complesso il documento pone l’accento dunque sulle attività di prevenzione e sulla riorganizzazione dei servizi: su tutte queste (buone) intenzioni è possibile esprimere un giudizio solo dopo averne constatato l’effettiva realizzazione.
Non vorremmo ritrovarci, come è successo qualche anno fa, che per ottemperare al piano di rientro sono state tagliate del 10% tutte le spese senza alcun criterio di priorità e senza nessuna logica non solo manageriale ma neanche del buon senso.
Questo ha significato, ad esempio, che numerose famiglie ad ottobre non hanno più potuto ricevere presidi e ausili assolutamente necessari per portatori di handicap. Non ci stancheremo mai di far l’esempio di un normale padre di famiglia che non si sognerebbe mai di tagliare del 10% sia le spese per gli omogeneizzati sia le spese per ristoranti e divertimenti.
Aspettiamo di vedere come concretamente questi sogni si trasformino in realtà e che vi sia effettivamente l’applicazione del principio
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