Se queste sono le conseguenze della trasformazione degli enti ospedalieri in aziende, abbiamo la prova che il nostro futuro sanitario è a rischio. Ci cureranno solo se non perdono soldi….
Questo non vuol dire che non si debbano gestire le strutture sanitarie in modo oculato, evitando spese inutili o arricchimenti illeciti di privati a danno del pubblico. Ma trasformare la salute in una merce su cui fare profitto, questo no. Non ci stiamo.
Ecco perchè pubblichiamo l’appello dei proff. Bruno Cacopardo, Luciano Nigro e Maria Teresa Mughini, affinchè la collettività tutta, e in particolare le associazioni che si occupano della difesa degli emarginati, degli immigrati, della cooperazione internazionale facciano sentire la propria voce presso le autorità competenti, in modo che sia evitato questo impoverimento della nostra realtà sanitaria, sociale e civile.
“In molti Atenei italiani sono consolidate, ormai da anni, esperienze qualificanti di cooperazione decentrata che sono supportate da importanti competenze professionali ed arricchite da contatti con gli Organismi non Governativi Territoriali e con le Agenzie Internazionali di Cooperazione allo Sviluppo.
In questi Atenei le Unità di Medicina Tropicale vantano ricche esperienze di realizzazione di progetti nei Paesi in via di sviluppo, svolti in autonomia o in collaborazione con le Autorità sanitarie locali e con le Agenzie italiane ed internazionali. A tali attività di Cooperazione, si affiancano numerose iniziative didattiche inserite in contesti nazionali ed internazionali.
Inoltre, le Unità di Medicina Tropicale assolvono il compito di fornire assistenza sanitaria agli immigrati ed alle fasce deboli della popolazione garantendo integrazione socio-sanitaria ed accesso alle strutture diagnostiche e terapeutiche. Tutto ciò in accordo con gli auspici della Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite..
In epoca di globalizzazione, inoltre, le Aziende Sanitarie non possono
Infine vogliamo ricordare che nel 1990, anno di istituzione della U.O.C. di Medicina Tropicale, è stata siglata una convenzione tra l’Ateneo di Catania, rappresentato dal Magnifico Rettore prof. Rodolico, e la Caritas diocesana di Catania, con delibera del consiglio di Amministrazione del 28-2-1990, dove l’Università e per suo tramite l’Unità di Medicina Tropicale si fa carico dell’assistenza medica degli immigrati; la convezione a meno di disdetta si intende tacitamente rinnovata di anno in anno. Dal 1990 l’UOC di Medicina Tropicale garantisce, fra l’altro, l’assistenza di medicina generale e di malattie infettive e tropicale agli immigrati.
Sulla base di queste premesse i docenti del settore MED 17 si permettono di segnalare alle SS. LL. la necessità e l’importanza di mantenere attiva, dotata di sufficienti risorse, la Unità Operativa Complessa di Medicina Tropicale, dell’Azienda Ospedaliera “V. Emanuele Policlinico di Catania”, la cui sopravvivenza appare al momento minacciata da programmi di chiusura.
L’UOC di Medicina tropicale si propone, oggi, come modello, unico e difficilmente riproducibile, di efficace integrazione socio-sanitaria territoriale e come moderna risorsa assistenziale, scientifica e didattica.
L’UOC di Medicina Tropicale, se dotata di sufficienti risorse, è in grado di svolgere e fornire fra l’altro:
Per quanto riguarda le necessità didattiche potranno essere organizzati in linea con quanto articolato ed effettuato nei più prestigiosi atenei europei:
Per quanto attiene la ricerca scientifica la sopravvivenza della UOC di Medicina Tropicale consente di implementare la partecipazione a trials nazionali ed internazionali di sperimentazione clinica nella terapia delle malattie tropicali ed a studi immunologici, epidemiologici e patogenetici.
Infine non si può fare a meno di osservare la singolare dicotomia tra la ventilata volontà di sopprimere la UOC di Medicina Tropicale da parte dell’azienda e l’enfatica presentazione della stessa (Art 12 comma 4 dell’Atto Aziendale) come fiore all’occhiello dei programmi di integrazione fra ospedale e territorio.
In conclusione gli scriventi chiedono a tutte le Associazioni di farsi portavoce presso il Magnifico Rettore, l’Assessore Regionale alla Sanità e il Direttore Generale e il Direttore Sanitario dell’Azienda Ospedaliera “V. Emanuele-Policlinico” di Catania affinché rivedano le loro posizioni e mantengano attiva l’UOC di Medicina Tropicale a beneficio non solo di un’ampia fascia di persone altrimenti negletta ma della comunità tutta.“
Si porgono distinti saluti
Prof. Bruno Cacopardo
Prof. Luciano Nigro
Prof. Maria Teresa Mughini
Docenti Settore MED 17 – Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’ Università di Catania
La battaglia contro la privatizzazione del porticciolo di Ognina sembrava vinta. A maggio dello scorso…
In Sicilia si chiamano Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione (ASACOM), in Italia hanno altre denominazioni,…
Felice Rappazzo, docente dell'Università di Catania, ci propone la sintesi di un dibattito avvenuto presso…
Un ‘bellissimo novembre” per il Ponte sullo Stretto, sul quale – in questi ultimi giorni…
Offrire agli studenti l’opportunità di ragionare su fenomeni di rilevanza economica che non siano riducibili…
Tornano su Argo i catanesinpalestina per parlarci della edizione 2024 del Nazra Palestine Short Film…
View Comments
l'Associazione Centro Astalli del Servizio dei Gesuiti per i rifugiati coglie immediatamente l'appello,grata e riconoscente per il supporto e l'aiuto continuo di questa u.o.c.senza la cui collaborazione non avremmo saputo come fare in tutti questi anni.