In memoria di Beppe Montana

Con il termine speranza si è aperto e si è chiuso l’intervento di don Luigi Ciotti durante la manifestazione organizzata ieri da Libera in memoria di Beppe Montana, ucciso dalla mafia 25 anni fa. Speranza che si costruisce camminando insieme, perchè il cambiamento ha bisogno di ognuno di noi. E ognuno di noi deve assumersi la sua responsabilità, senza mai ritenere di aver fatto abbastanza.
Definita come “il nostro carburante”, la speranza deve essere intessuta di concretezza e progettualità. Non di parole, ma di fatti. Ed è questo lo spirito di Libera. Ecco perchè in questa serata, svoltasi nella suggestiva cornice di Palazzo Platamone, si è dato spazio alle testimonianze.

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Sono stati invitati a presentarsi i giovani che hanno appena costituito la cooperativa sociale Beppe Montana Libera Terra che lavora nel fondo di Contrada Casa Bianca, bene confiscato alla famiglia Riela. Si è dato spazio agli interventi dei ragazzi delle scuole che hanno lavorato sul tema della legalità, analizzato nella sua concretezza attraverso le storie personali di chi si è battuto per essa.
E’ stato inviato a parlare Lucio Guarino, presidente del Consorzio Etneo Legalità e Sviluppo, che ha come finalità quella di sovrintendere all’uso sociale dei beni confiscati alla mafia in modo da creare occupazione per i giovani. Un modo concreto di sottrarli alle organizzazioni criminali.
Di fatti e di incontri ha parlato lo scrittore Enzo Russo, che per i suoi romanzi ispirati liberamente a fatti di mafia si è ritrovato recensito solo da Racam, rivista femminile di maglia e uncinetto, nonostante pubblicasse con Mondadori!
Anche i rappresentanti delle istituzioni, come l’assessore alla cultura, Marella Ferrera, il questore dott. Pinzello, il presidente della Confindustria Ivan Lo Bello hanno evitato la retorica e le affermazioni di principio cercando di entrare nel vivo delle problematiche, soprattutto quelle relative ai giovani, definiti da Pinzello come coloro che rappresentano non il futuro, ma il presente, che deve far sentire la propria voce.
Nessun abuso del termine “legalità”. Neanche da parte di un magistrato come Ingroia. Questo termine non va sbandierato, ha detto Ciotti, perchè “i bisogni delle persone sono l’unità di misura della legalità”. E il primo bisogno è il lavoro. Soprattutto per i giovani. Lo ha ribadito Lo Bello, che ha avuto parole dure per le responsabilità del mondo politico e non ha temuto di definire “oggettivamente criminale” una redistribuzione delle risorse che riserva la fetta maggiore a pochi privilegiati.
Attenzione ai bisogni, quindi, e ai diritti. Senza diritti e senza uguaglianza lo sviluppo economico non sarà mai progresso sociale. E sono un diritto anche la cultura e l’informazione. Perchè, e sono ancora parole di Ciotti, “la cultura dà la sveglia alle coscienze e rende possibile la democrazia.

Argo

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