Fatto sta che, complici il periodo estivo e le alte temperatura dello scorso sabato mattina, l’iniziativa organizzata dal Forum dell’acqua presso la fondazione Fava ha avuto poco successo di pubblico. Ha richiamato piuttosto un paio di emittenti locali che, dopo una rapida e generica intervista a Chiusolo, assessore al Bilancio del comune di Aprilia, hanno abbandonato la sala semideserta.
Eppure la possibilità di dialogare con questo amministratore è stata interessante, soprattutto perchè non di ipotesi o progetti si è parlato, ma di una esperienza concreta ancora in corso.
Ad Aprilia e negli altri comuni della provincia, la privatizzazione è diventata realtà nel 2004, quando l’ATO 4 – Latina, fra le prime in Italia, ha avviato la gestione del Servizio Idrico Integrato affidando la gestione dell’acqua ad Acqualatina SpA, una società mista a prevalente capitale pubblico, con un partner privato che è la multinazionale francese Veolia.
Sei anni sono bastati per verificare che la delibera regionale che stabiliva i servizi da erogare, gli investimenti da compiere etc, veniva del tutto disattesa mentre i costi per gli utenti si triplicavano. L’aumento del costo del servizio ha avuto come conseguenze un’evasione molto elevata e un malcontento diffuso sfociato in manifestazioni di protesta agguerrite e partecipate.
La spinta dal basso, abbastanza forte da generare il blocco della statale 148, non riusciva però a determinare un cambiamento di rotta sulla gestione dell’acqua, perchè mancava nell’amministrazione comunale la volontà politica di riappropriarsene, anche perchè amministratori comunali e provinciali da una parte, presidente e consiglio di amministrazione della società dall’altro, erano tutti legati da vincoli politici e di partito.
Le cosa sono cambiate nel giugno del 2009, quando la vecchia giunta è stata “sfiduciata” e le elezioni sono state vinte da alcune liste civiche, organizzate attorno a tre parole d’ordine:
NO alla privatizzazione dei tributi
NO all’Acqua Latina
NO al turbo-gas
Dopo un anno la prima battaglia è appena arrivata a conclusione. L’Aser, società mista a cui era stato affidato il servizio di accertamento e riscossione dei tributi locali, è stata sciolta dal tribunale che ha nominato 3 commissari liquidatori.
La prima a tornare pubblica non è stata quindi l’acqua, ma la riscossione dei tributi. Si tratta comunque di una bella vittoria che riflette la stessa logica della ripubblicazione dell’acqua: alcuni servizi essenziali non sono privatizzabili se non a costo di trasformarli in occasioni di lucro e di profitto privato.
Il primo effetto delle esternalizzazioni dei servizi è un aumento dei costi per gli utenti. Nel caso dell’Aser è scoppiato un vero e proprio scandalo. Alla società infatti era stato concesso un aggio del 30% non sul riscosso, ma addirittura sull’accertato, sempre superiore alle cifre realmente riscosse, mentre le tasse pagate non venivano nemmeno versate al comune, che perdeva così milioni di euro.
La battaglia legale del Comune per riappropriarsi della gestione dell’acqua è ancora in corso. Cominciata come denuncia privata di alcuni cittadini, è stata fatta propria dall’amministrazione comunale. Si prevedono ulteriori passaggi, ricorsi e opposizioni varie fino ad arrivare al Consiglio di Stato che ha già riconosciuto al Comune la libertà di uscire dall’ATO.
Ma l’azione dell’amministrazione di Aprilia, riguardo al problema dell’acqua, non si limita alla battaglia legale. Vengono gradualmente preparate le condizioni di un ritorno alla gestione pubblica in modo da non perdere, anzi da acquistare, efficienza. Ad esempio, devono essere individuati i servizi da ripristinare, anche reintroducendo figure ormai assenti come il fontaniere. Devono essere predisposti gli investimenti da fare per rinnovare la rete e per raggiungere nuove utenze. E così via dicendo.
E’ cominciato anche il controllo della gestione tutt’ora vigente da parte di Acqualatina. Non solo nel senso che ci si è rifiutati di approvare i bilanci della società, non ritenuti credibili, ma anche nel senso che si è voluto vedere chiaro sull’entità di alcune somme pretese. La società Acqualatina ad esempio fornisce acqua al Comune per i suoi servizi, per le scuole, per i parchi, e ha sempre preteso di essere pagata sulla base di quantità stimate. La verifica della lettura dei contatori ha permesso di dimezzare le somme da pagare. Si conferma così come quello del controllo sia la chiave fondamentale di qualunque servizio affidato ad esterni.
Controllo è la parola chiave non solo nel rapporto tra amministratori e gestori, ma anche nel rapporto tra cittadini e amministratori. I cittadini, che sono gli elettori, non devono smettere di sollecitare i propri rappresentanti, anche se questi a volte rallentano nell’attuazione dei programmi.
Ad Aprilia oggi c’è impazienza nei confronti dell’amministrazione che procede in modo molto, forse troppo, graduale. Gli amministratori si giustificano dichiarando che la prudenza è necessaria per evitare i danni e i costi dovuti ad azioni legali e a contenziosi, che ricadrebbero poi sui cittadini stessi.
Rimane valido il principio che non si deve mai smettere di controllare e sollecitare. E’ un diritto al quale, a Catania, abbiamo rinunciato, dal momento in cui il dominio del clientelismo ha trasformato il diritto in favore.
Sull’acqua a Catania c’è stata una certa mobilitazione per la raccolta delle firme necessarie per la richiesta di referendum. Adesso è un momento di stanca. Forse ancora il problema non è esploso perchè manca attualmente l’esperienza della privatizzazione con i suoi effetti nefasti, innanzi tutto la crescita esponenziale delle bollette.
L’esperienza degli altri comuni dovrebbe insegnarci a capire quali sono i passi da compiere. Dall’inserimento nello statuto del principio dell’acqua come bene comune senza rilevanza economica al controllo sull’effettiva decadenza degli ATO, dal superamento delle divisioni
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