“La strategia della tensione oggi non paga più. Ormai l’85% del fenomeno estorsivo è cambiato. Una volta era il criminale ad avvicinarsi al commerciante, all’imprenditore per chiedere il pizzo. Oggi è il grande gruppo imprenditoriale a cercare il contatto con il referente locale del clan malavitoso per mettersi a posto, per chiedere quali sono le regole.
Adesso l’estorsione consiste nella richiesta di posti di lavoro, nella eventuale licenza di costruzione del capannone della nuova azienda, nell’imporre i prodotti commerciali. Si è creato ormai un autentico monopolio nei mercati, difficile e sempre più complicato da debellare, anche perché bisogna entrare nella mente del criminale, bisogna intuire ed anticipare le sue mosse”. Lo ha dichiarato il sostituto procuratore Francesco Testa ad un incontro organizzato da Addiopizzo, il cui resoconto si può leggere sul sito dell’associazione e sul settimanale Magma (“Dall’abusivo al mafioso” di Maurizio Giordano del 19/6/10).
La situazione descritta è il frutto di un lungo lavoro di “educazione” sul territorio compiuto dalla mafia attraverso l’uso sapiente e calibrato di intimidazioni e rappresaglie. Un’azione pervasiva compiuta proprio mentre il governo rende più difficili le indagini, limitando gli strumenti utilizzati dalla magistratura per individuare chi delinque e riducendo le risorse a disposizione degli inquirenti e delle forze dell’ordine
Il contrasto alla presenza mafiosa è realizzato a vari livelli. Alcune esperienze sono state presentate, nel corso dell’incontro da Claudio Risicato, coordinatore delle quattro associazioni antiracket ed antiusura del Sistema Confcommercio, che ha esposto il lavoro che, lontano dai riflettori, viene svolto nelle scuole.
Sebbene sia ancora esiguo il numero di commercianti che hanno aderito alle associazioni antiracket, cresce la disponibilità a collaborare con le istituzioni. Risicato ha poi invitato i commercianti a diffidare di coloro che offrono denaro facile senza troppe formalità, per non trovarsi coinvolti in drammatiche situazioni di usura. E ha ricordato che coloro che sono vittime dell’usura possono usufruire di assistenza da parte delle associazioni e dei benefici previsti dalla legge 108.
A chiudere l’incontro sono stati i ragazzi di Addiopizzo che stanno facendo un pregevole lavoro sul territorio e che si preparano, proprio domani, 30 giugno, a presentare in Prefettura la lista dei commercianti che non pagano il pizzo. Spetterà adesso a noi consumatori decidere di sostenere queste attività e i loro coraggiosi gestori.
Per capire quale sia il peso economico del pagamento del pizzo, ecco alcuni dati, ripresi dall’articolo già citato di Magma. Complessivamente è di 2 miliardi la somma pagata in Sicilia dagli imprenditori di tutti i settori al racket delle estorsioni: 100 Euro mensili dal venditore ambulante, 450 Euro mensili dal commerciante al dettaglio, 500 Euro mensili dal commerciante all’ingrosso, dal ristoratore e dall’albergatore, 2.500 euro mensili per i grandi lavori edilizi o infrastrutturali.
Sull’argomento vedi anche La Repubblica- 27 giugno, 19 giugno 2010, 15 giugno 2010
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