Morire di carcere, morire in carcere a Roma come a Firenze, come a Milano. E Catania non è da meno. Solo qualche giorno fa l’ennesimo suicidio in cella, a Bicocca. Lui si chiamava Antonio Gaetano Di Marco; aveva 42 anni. Era un imprenditore di Bronte nel settore della produzione di calcestruzzo, ritenuto affiliato al clan Montagno Bozzone di Adrano e condannato a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa, traffico di stupefacenti ed estorsione. Per togliersi la vita ha infilato la testa dentro un sacchetto di plastica e ha inalato il gas di una bomboletta da campeggio che gli serviva per i pasti. Aveva tentato altre due volte di suicidarsi e non c’era riuscito. Per questo era inquadrato dalle telecamere, ventiquattro ore su ventiquattro, nella cella nella quale era unico detenuto. Quando decise di togliersi la vita era appena tornato in quella cella, dopo aver visto con altri detenuti la partita Italia Uruguay. Protetto dalle coperte per non essere ripreso, ha attuato il suo progetto. Sul caso, la Procura etnea ha aperto un’inchiesta affidata al sostituto procuratore Lina Trovato. Ma questo non è l’unico caso. “Nelle carceri di Catania negli ultimi cinque anni – ha reso noto l’associazione “Ristretti orizzonti” sono morti 7 detenuti, di cui 4 suicidi. In Italia è il ventinovesimo suicidio in carcere dall’inizio dell’anno: 25 per impiccagione e 4 per inalazione di gas. Per altri 3 decessi, causati da inalazione di gas, le intenzioni suicide sono dubbie”. I motivi sono tanti: sovraffollamento, strutture obsolete, scarsa manutenzione, carenze nell’attività di rieducazione e di formazione. I sindacati della polizia penitenziaria e le associazioni che si occupano della tutela dei diritti dei detenuti hanno spesso ribadito che l’attuale stato delle carceri dell’isola non può più essere sopportato. Anche il garante regionale per la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti, Salvo Fleres, ha denunciato condizioni insostenibili all’interno delle strutture di reclusione regionali. La Sicilia, secondo i dati forniti dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, si colloca al secondo posto a livello nazionale, subito dopo la Lombardia, per numero di reclusi. Al 31 Maggio 2010, nei 26 istituti di pena regionali, le presenze si collocano a quota 8.163, a fronte di una capienza regolamentare di 5.202 posti: quindi con una sproporzione di 2.961 unità. Tra le situazioni più allarmanti, la Casa Circondariale di Piazza Lanza a Catania, quelle di Caltanissetta e Messina, ed ancora l’istituto di Marsala e quello di Noto, senza dimenticare il penitenziario “Pagliarelli” di Palermo. Sulla morte di un ragazzo di 19 anni, Carmelo Castro, avvenuta nel marzo del 2009 a piazza Lanza, adesso la madre che non crede al suicidio, vuol vedere chiaro.
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Catania: morì in carcere a 19 anni, la madre vuole riaprire il caso “non si è suicidato” su Ristretti Orizzonti
Ma c’è anche chi esulta alla notizia delle morti in carcere. Come il leghista Gianluca Buonanno, parlamentare della maggioranza e componente dell’Antimafia: “Oggi abbiamo avuto notizia che si è suicidato un mafioso, un ex 41 bis, detenuto del carcere di Catania. Certo che se altri pedofili e mafiosi facessero la stessa cosa non sarebbe affatto male. Anzi… fanno parte tutti della stessa risma”. Ogni commento è superfluo.
Leggi Sovraffollamento, strutture obsolete e scarsa manutenzione di Rosario Cauchi, su Sicilia Informazioni del 19 giugno 2010
Giustizia: detenuti “in attesa di suicidio ” di Cesare Fiumi, su Ristretti Orizzonti 17 giugno 2010
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