Si è stabilito che per il prossimo anno accademico sarà attivato a Ragusa il primo anno dei corsi di laurea in agraria, giurisprudenza, e lingue e letterature straniere. Nel caso in cui l’università di Ragusa si dovesse rendere autonoma entro l’anno successivo, in tempo per l’inizio l’anno accademico 2011-2012, i corsi attivati rimarranno a Ragusa; in caso contrario gli studenti dovranno trasferirsi a Catania o in qualsiasi altro ateneo. L’accordo tra le due parti, però, prevede la possibilità di concedere una proroga fino al 2013-2014. Questo non vale per la facoltà di Lingue, che rimarrà a Ragusa anche nel caso in cui il quarto polo non dovesse essere realizzato. Ma la paventata chiusura dei corsi di laurea in lingue a Catania non ci sarà.
Il Senato Accademico ha infatti rifiutato di concedere a Ragusa l’esclusiva sui corsi di lingue, e ha approvato la fusione tra la facoltà di lingue e letterature straniere e quella di lettere e filosofia. Incerto, e non sono questioni di puro fiato, il nome della nuova facoltà, che solo in caso di istituzione del quarto polo potrà essere denominata facoltà di Lettere, filosofia e lingue. In caso contrario rimarrà facoltà di Lettere e filosofia.
Ma quali sono le conseguenze finanziarie dell’accordo? Anzitutto il rientro dei debiti che Ragusa ha con Catania e poi le somme che il consorzio ibleo verserà a Catania per il mantenimento dei corsi decentrati. Per l’anno accademico 2010-2011 il consorzio si è impegnato a versare a Catania circa 3.550.000 euro. Rimandiamo chi volesse conoscere meglio le cifre dell’accordo all’articolo di Step1 “Aspettando il quarto polo”.
E i docenti? Nessuno potrà obbligare i docenti di Catania a trasferirsi a Ragusa, ma potranno chiedere di entrare a far parte della facoltà che nascerà dall’accorpamento di lettere e lingue. È legittimo chiedersi come farà il consorzio ibleo, se, com’è probabile, la gran parte dei docenti di Catania opterà per rimanere a Catania. Ebbene: la facoltà di Lingue e letterature straniere, con sede unica a Ragusa, qualora non si costituisse un organico sufficiente, continuerà a dipendere da Catania per l’organizzazione dei corsi.
E gli studenti di Catania? Possono tirare un sospiro di sollievo: pare non corrano alcun pericolo. Chi ha cominciato un percorso potrà concluderlo senza dover cambiare città o mutare aspettative, anche se all’interno di una facoltà diversa. Lo stesso vale per le matricole, che potranno scegliere se iscriversi a Catania o a Ragusa. Resta da vedere quale sarà il regolamento della nuova facoltà: lettere e lingue hanno regolamenti diversi. Ad esempio, il punteggio massimo assegnato alle tesi di laurea è differente. Ne sapremo di più fra qualche tempo, sperando che il cambiamento non crei troppi disagi.
L’impressione che abbiamo è quella che sia in corso una guerra, con tutto il corteo di accordi tattici, spie e mercanti d’armi che una guerra porta con sé in maniera inevitabile. Da un lato tutto questo appare coerente con la politica del rettore Recca, che sempre si è impegnato per porre un freno al decentramento; anche se smantellare una intera facoltà è un metodo opinabile. Ma dall’altro non sappiamo a quale situazione arriveremo, sia nel caso in cui il quarto polo venisse costituito, sia in quello in cui non lo fosse, e la proroga dei corsi decentrati messa in atto. Di questo accordo temiamo che più che alla fine delle ostilità porti a una pace armata. Ci chiediamo poi se in un momento di contrazione delle spese a livello nazionale sia opportuno dividere le risorse economiche a disposizione del sistema delle università attivando un’altra università statale, o se piuttosto non sia sintomo di una certa miopia e di un localismo esasperante e quasi feudale. Speriamo con forza che la risposta non sia quella che è facile immaginare.
La prima puntata: Il valzer della Facoltà di lingue
Leggi anche su Step1: Il miracolo dell’università senza professori, di Luciano Granozzi
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