Pubblichiamo la mozione conclusiva dell’assemblea sindacale del personale docente del Liceo Boggio Lera, che è stato uno dei punti di riferimento del movimento catanese in difesa della scuola pubblica.
Il 26 maggio, a conclusione di una partecipata assemblea sindacale, i docenti del Liceo scientifico Statale “E. Boggio Lera” hanno ribadito il loro aperto dissenso rispetto al riordino della scuola superiore e, più in generale, rispetto allo smantellamento del sistema dell’istruzione pubblica italiana.
La logica su cui la “riforma” si basa, infatti, sfuggendo ad ogni ragionamento di tipo didattico e basandosi su esigenze di tipo economico, che poco hanno a che fare con la formazione degli individui, obiettivo centrale di una scuola pubblica e democratica, è inaccettabile.
E altrettanto inaccettabili appaiono i principi della legge: la trasformazione della scuola italiana si traduce, infatti, nella creazione di un divario netto (e dal sapore classista) tra istruzione liceale e tecnico-professionale; nella creazione di classi con non meno di 27 studenti, in barba alle leggi sulla sicurezza che prevedono uno spazio di 2 mq per alunno; nell’eliminazione o nella riduzione oraria di materie fondamentali per la crescita culturale e professionale dell’individuo.
Al limite della legalità risultano inoltre i metodi di applicazione della riforma: pur non essendo completo l’iter legislativo (il decreto non è, quindi, ancora una legge dello stato!), il Ministero ha dato il via alle iscrizioni, anche se i corsi di studio proposti sono allo stato attuale inesistenti; e ha inviato una circolare sull’adozione dei libri di testo, senza che siano ancora stati definiti i programmi nazionali.
E mentre si continua a finanziare con soldi pubblici la scuola privata, vengono operati e previsti tagli selvaggi al personale della scuola, che hanno già prodotto e che produrranno ulteriormente un preoccupante aumento di precari e un notevole numero di perdenti posto.
Per questi motivi tutti i partecipanti all’assemblea, tranne uno, hanno deciso di aderire allo sciopero degli scrutini del 14 e del 15 giugno. E perché questa sia l’occasione per esprimere in maniera collettiva l’assoluta contrarietà dei docenti di questa scuola al decreto Gelmini, quanti non saranno coinvolti in operazioni di scrutinio nei giorni dello sciopero, parteciperanno idealmente costituendo con un contributo simbolico una cassa di solidarietà in favore di quei colleghi che scioperando tenteranno ancora una volta e a nome di tutti di difendere la scuola pubblica statale.
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