Ci sono bambini i cui genitori a volte vivono una situazione di particolare disagio. Esiste un modo per aiutarli, dando tempo alle famiglie di rimettersi in sesto. Si chiama affidamento familiare: prendersi cura temporaneamente di un bambino in difficoltà.
L’affidamento è dunque un aiuto rivolto al bambino o al ragazzo, al quale viene data la possibilità di crescere in un ambiente familiare adeguato, mentre i suoi genitori sono in difficoltà, rispettando la sua storia individuale e familiare.
Se ne è parlato in un seminario al Castello Ursino a Catania, dove oltre agli esperti sono intervenute anche famiglie che hanno parlato della loro esperienza di affido, riuscendo a trasmettere emozioni, gioie e timori.
Per diventare affidatari non occorre essere persone eccezionali. Occorrono solo un normale equilibrio personale, una adeguata capacità affettiva e relazionale, consapevolezza della presenza e dell’importanza della propria famiglia per ogni bambino, e tanta voglia di mettersi in gioco. Non bisogna avere particolari requisiti di età o di status familiare o sociale: gli affidatari possono essere famiglie o persone singole. Tutti possono vivere un’esperienza di affido, ma non tutti possono fare qualsiasi tipo di affido. Per ogni accoglienza occorre individuare il nucleo familiare adatto.
Perché vale la pena fare questa esperienza? Innanzitutto essa educa alla gratuità, che significa “dilatare la propria vita fino ai confini della vita di questa persona”, cioè del bambino concreto che accogli in casa, fino ad amarne tutta la sua storia, la sua famiglia, la sua diversità. Essa educa soprattutto al “non possesso”, che è il vero amore di un padre e di una madre.
L’affidamento familiare può essere:
• Residenziale: quando il bambino trascorre con gli affidatari giorno e notte pur mantenendo rapporti periodici con la propria famiglia. Esso può essere consensuale se si realizza con il consenso della famiglia d’origine, in accordo con il Servizio sociale e reso esecutivo dal Giudice Tutelare che ne controlla la regolarità; giudiziale, di norma quando manca il consenso della famiglia d’origine, se viene disposto dal Tribunale per i Minorenni e realizzato dal Comune.
• Diurno: quando il bambino trascorre con la famiglia affidataria parte della giornata, ma alla sera torna a casa dai suoi genitori; esistono anche affidamenti educativi diurni in cui l’affidatario si reca a casa del minore per svolgere attività di ri-socializzazione e di sostegno scolastico. Il progetto di affidamento diurno si propone l’intento di mantenere il bambino nel proprio domicilio.
Le famiglie disponibili ad aprirsi all’accoglienza vengono conosciute e formate dal Centro Affidi attraverso un percorso sia individuale che di gruppo, attraverso il quale hanno modo di acquisire maggiore consapevolezza delle implicazioni della loro scelta di accoglienza. Dal canto loro, gli operatori hanno modo di approfondire la conoscenza delle dinamiche personali e familiari delle persone disponibili all’affidamento: ciò sarà per loro un aiuto fondamentale per individuare, per ciascun minore, la famiglia più idonea ad accoglierlo. Durante il percorso dell’affido, poi, il Centro continua a seguire e sostenere gli affidatari con strumenti sia individuali che di gruppo.
Per chiedere informazioni o offrire la propria disponibilità ci si può rivolgere al Centro Affido di Catania sia telefonicamente dal lunedì al venerdì mattina (giovedì anche di pomeriggio fino alle 17.30) chiamando il 0957425555 – fax 0957425550, che via e-mail contattando centro.affido@comune.catania.it.
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