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Veronica Tanzi, la cultura abita a San Cristoforo

L’ispirazione stavolta l’ha tratta dalla camera da letto della zia Pippa, “cantarano” e foto di famiglia compresi. Lei, la zia Pippa, a San Cristoforo ci vive da anni ma non aveva mai pensato, prima d’ora, di poter diventare una musa. E invece Veronica Tanzi, artista svizzera, si è ispirata proprio a lei, alla sua casa e ad altre abitazioni del quartiere catanese. Lì alla fine di una residenza creativa è stata inaugurata, a cura di Mario Casanova, la mostra che ha appena chiuso i battenti, proprio nel cuore del quartiere, in via Grimaldi 150, sede del BOCS, Box of contemporary spaces, contenitore d’arte, “inventato” da un grafico e da un artista. In cento metri quadri , fotografie retroilluminate, materiale di recupero decontestualizzato e divenuto oggetto d’arte. Dentro un vecchio armadio abiti-ricordo fermi, immobili, rigidi come cadaveri; una scatola con immagini sacre, santini; non sono più le stesse, le scarpe lucide e nere come insetti. Fuori, stesi a sventolare, panni di un intimo maschile e femminile cuciti insieme, vessilli di morte e di vita. “Luce ed ombra” – ci dice Veronica Tanzi che così vede San Cristoforo – la luce nelle strade e il buio in casa; il chiasso nel vicolo e la riservatezza tra le mura domestiche”.
E dentro quelle intimità Veronica Tanzi è penetrata. A pochi metri dal Bocs ha trovato zio Pietro, regista di un documentario sulla mafia e poeta analfabeta che detta i suoi versi a chi sa scrivere. Squarci di vite, storie, personaggi e loro proiezioni, oggetti di uso quotidiano, l’abito buono, la foto ricordo, tutto dapprima catturato in un video. Anche le istallazioni sono luminose ma la fruizione avviene nel buio, abbassata la saracinesca e spente le luci. Dietro e prima, un lavoro del quale la mostra vera e propria è stata solo la fase finale.
“Via Grimaldi – scrive il curatore Mario Casanova – costituisce un’opera totale, senza inizio e senza fine entro il flusso del suo progressivo e sempre diverso divenire, delimitata e inibita solo dallo spazio fisico della galleria, multimediale e trans mediale per la sua capacità di ricreare spazi fisici e mentali, che si ritagliano dal reale e dallo stesso mezzo di produzione”.
E il quartiere come ha reagito? “Bene – dice Claudio Cocuzza che insieme a Giuseppe Lana è il creatore del Bocs – con curiosità. Magari all’inizio qualcuno guardando i panni neri si toccava ma poi tutti hanno accettato l’iniziativa”.
Idee e progetti molto interessanti, il valore dei quali va oltre le singole performances. Via Plebiscito, San Cristoforo , Gli angeli custodi stanno diventando sempre di più laboratorio d’arte. Poco distante dal Bocs c’è la Fondazione Brodbeck, che ha trasformato un’ex fabbrica di liquirizia – 6000 metri quadri – in luogo per l’arte e laboratorio per giovani artisti emergenti. Ancora più in là, la sala Lomax, associazione culturale che ospita incontri, concerti rock e folk, dj set, corsi di danza, canto, spettacoli di vario genere e anche di pupi siciliani. Nella sede dell’ex Manifattura tabacchi sorgerà il Museo Archeologico. Non si può proprio negare: la cultura è di casa a San Cristoforo.
Repubblica Palermo – maggio

Il sito di BOCS

Argo

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