Solo in caso di eventi drammatici, e peraltro per pochi giorni, si discute sulla sicurezza delle nostre strutture scolastiche, frequentate quotidianamente da milioni di persone di tutte le età. Finita l’emergenza, le attività proseguono “normalmente”.
In molti casi, l’assenza delle prescritte certificazioni non rappresenta un serio problema da affrontare e risolvere. In sostanza, l’obiettivo di un ambiente sicuro, gradevole e ben organizzato, che contribuirebbe, anche, al buon andamento del lavoro, non sembra interessare.
I tagli alla scuola previsti dalla Gelmini-Tremonti (legge133, art. 64) rendono ancora più complicata la situazione. Secondo le nuove indicazioni, le classi iniziali della scuola superiore potranno essere formate addirittura da 33 allievi.
Dal punto di vista strettamente didattico ciò renderà impossibile programmare seriamente il lavoro, seguire tutti gli alunni, sviluppare coerentemente i programmi. In poche parole, molti saranno emarginati e/o abbandonati e tutta l’attività sarà inevitabilmente ridimensionata.
Questi numeri non incidono negativamente solo sulla qualità della proposta didattica, ma renderanno fuori legge aule e laboratori. Infatti, le nuove disposizioni violano, in tema di sicurezza, molte norme tuttora vigenti.
Se si realizzerà quanto progettato dal Ministero, verrà di fatto annullato il D.M. 18 dicembre 1975 (Norme tecniche per l’edilizia Scolastica) che stabilisce i parametri spaziali minimi a disposizione di ogni persona presente nei locali scolastici (1,80 metri quadri netti per la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado; 1,96 metri quadri netti per le scuole secondarie di II grado). Né, tanto meno, si terrà conto del D.M. 26 agosto 1992 (Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica) che stabilisce in 26 unità (compreso il docente) il limite massimo di persone presenti in un’aula, e ciò tenendo conto della funzionalità didattica e della prevenzione incendi.
Infine, le direttive del Ministero entrano in contraddizione con il Decreto legislativo n. 81 del 9 Aprile 2008, testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro.
Ce n’è abbastanza per non continuare a subire passivamente una tale situazione, per non far finta di niente. Se il Ministero intende risparmiare su salute, sicurezza e qualità del lavoro, tutti coloro che sono interessati al buon funzionamento della scuola pubblica statale hanno il diritto di far sentire la propria voce, esigendo il rispetto delle regole, a partire dall’individuazione di criteri corretti per la formazione delle classi.
Poiché gli Organi Collegiali non sono stati ancora aboliti, pretendere che si occupino di tali problemi e incalzino i Dirigenti Scolastici, responsabili della sicurezza degli Istituti, affinché applichino quanto prevede la legge è una proposta sicuramente sensata, forse doverosa.
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