Ogni tanto, anche a Catania, ciò che da decenni è sulla bocca di tutti i catanesi diventa oggetto di un’operazione giudiziaria. Chi è infatti quel catanese che, avendo avuto un congiunto dimesso dall’ospedale in punto di morte, se non già morto, non si è trovato, prima ancora di arrivare sotto casa, un emissario di un’agenzia privata di pompe funebri pronto a offrire il servizio?
Anche il procuratore G. Gennaro, regista dell’operazione che ha colpito gli interessi quasi monopolistici del clan D’Emanuele, cugini dei Santapaola, nel settore dei servizi funerari, ha dovuto ammettere che non si tratta di qualcosa di nuovo, anche se solo adesso sono state trovate le prove e i necessari riscontri per far partire le incriminazioni.
Una fitta rete di collaboratori e informatori – infermieri, addetti agli obitori, ma anche vigili urbani – permetteva di far arrivare all’agenzia in tempo reale la notizia di un decesso e quindi di far scattare tutto il resto dell’organizzazione, dal disbrigo dei documenti al trasporto al cimitero.
Il tutto ad un prezzo almeno doppio di quello necessario se si sbriga direttamente col servizio pubblico del Comune l’intera pratica.
Siamo certi che prima o dopo accadrà qualcosa di analogo anche con il racket delle ambulanze private. Se vi dovesse succedere infatti di portar via da un ospedale un parente ancora in vita che poi decede durante il trasporto, aspettatevi una richiesta-ricatto che può arrivare anche a 600 euro, con la scusa che si tratta di trasporto ritenuto a rischio.
Il Dirigente della DIA Di Francesco sostiene che l’antidoto consisterebbe nel rivolgersi direttamente al Comune, ma proprio qui sta il punto. Il servizio comunale riesce a coprire solo un quarto dei servizi espletati e ultimamente, per un intoppo alla gara di fornitura delle bare, pare non possa fare neanche quelli.
Sta infatti per esaurirsi la scorta di bare disponibili, che peraltro è ormai limitata alla fascia di costo superiore, il che ha fatto lievitare il costo del servizio pubblico di circa 400 euro, portandolo da 800-900 a quasi 1.300 euro.
Se poi capita di aver bisogno in giorno festivo dell’ufficio che si occupa della registrazione dei decessi e fornisce i relativi stampati, se non si fanno accurate ricerche telefoniche, si ha l’impressione che sia chiuso, mentre invece ci sono fino a tre persone in servizio, ma di fatto introvabili, perché manca sul portone dell’Ufficio un cartello che ne segnali l’apertura anche in giorno non lavorativo.
Per non parlare poi, ad ogni piè sospinto, delle offerte di prestazione di squadre di muratori per la tumulazione, che si aggirano attorno all’obitorio del Cimitero di Catania.
Tutto un mondo, insomma, i cui si mescolano sentimenti sacrosanti e abietti affarismi. Un’altra metafora del cinismo che sembra essersi impadronito della nostra città?
Gli ultimi articoli - Mafia
“La città si confronta. Una festa per cominciare”, dibattiti, musica, poesia, e un’occasione di confronto tra
Una storica legge e recensisce il romanzo di uno storico. Accade oggi su Argo, con Marina
Ha avuto qualcosa di particolare, quest’anno, la giornata del 21 marzo, riconosciuta – per iniziativa di
Chi può contrastare quel fenomeno pervasivo che è la mafia, in grado di condizionare la nostra
Una mafia che non spara, non è estranea al corpo sociale ed è ben mimetizzata nel