Abbiamo cercato di riflettere insieme sulla situazione delle carceri e soprattutto sulla proclamazione dello stato di emergenza. Proviamo a concludere. Innanzi tutto è evidente che, più che di piani emergenziali, si sente il bisogno di un ripensamento generale sulla base del quale predisporre in modo razionale e intelligente l’utilizzo delle carceri, operando scelte di politica criminale che indichino i casi in cui è davvero necessario andare in galera, con quale regime e con quale trattamento. Non dimenticando che un trattamento uguale per tutti è il più iniquo, tanto è vero che si arriva al paradosso che oggi le carceri migliori sono quelle che ospitano i detenuti peggiori, in quanto più pericolosi.
Bisognerebbe anche ripensare seriamente le norme che, da alcuni anni a questa parte, hanno maggiormente determinato la crescita del sovraffollamento. Parliamo della legge sulle droghe Fini-Giovanardi, che ha avuto un enorme impatto sul sistema penitenziario e penale; della legge ex-Cirielli (divenuta famosa come salva-Previti) che ha inventato la disciplina del “recidivo reiterato”, e, più di recente, della legge che istituisce il reato di clandestinità degli immigrati e accresce la popolazione carceraria senza garantirci nessuna maggiore sicurezza.
Sulle conseguenze dela prima di queste leggi, la Fini-Giovanardi, è stato presentato in varie città italiane un Libro bianco preparato dalla associazione Antigone e dal Forum Droghe. Si deduce che questa legge non ha solo creato un sovrafollamento delle carceri, ma anche una forte riduzione di richieste di invio al programma terapeutico. Ha fatto crescere inoltre il numero dei recidivi in questa categoria di detenuti.
Analoghi studi sono stati fatti per le altre due leggi, con particolare riferimento a quella che riguarda gli stranieri immigrati. Di questi e di altri problemi relativi alle carceri, si occupa in modo molto ricco e dettagliato il sito www.ristretti.it “notiziario quotidiano dal e sul carcere”.
Anche sul problema dei costi, ci sarebbe molto da dire. Non a caso le associazioni Antigone e Volontari in carcere (Vic)-Caritas hanno proposto di usare i 500 milioni di euro previsti in Finanziaria per il piano carceri per finanziare diecimila progetti tutorati di recupero sociale per i detenuti. “Un detenuto in affidamento sociale – ha osservato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – costa un decimo di un detenuto in carcere, meno di 20 euro al giorno.” Inoltre ” il tasso di recidiva di chi sconta la pena con una misura alternativa è del 30 per cento contro il 68 di chi sconta l’intera pena in carcere.” E ancora: “una parte minima di quei soldi potrebbe essere usata per costruire case alloggio dove portare le detenute madri con i loro bambini sotto i tre anni. Farlo è solo una questione politica”.
Un vero Piano programmatico non va al traino delle vere o presunte “emergenze”. Presuppone che si pensi in grande e che si guardi lontano. Le cosiddette emergenze, d’altra parte, spesso non sono tali, perchè non sono dovute a fattori imprevisti e imprevedibili. Sono, in realtà, il frutto di interventi miopi e dettati da interessi personali o il risultato di una mancanza di interventi dovuta ad incuria, superficialità e disinteresse per il bene pubblico. Come dire che l’emergenza non accade, ma viene creata. Non solo per le carceri, ma anche per la gestione dei rifiuti, del territorio e per molti altri aspetti della nostra realtà nazionale e locale.
Per leggere gli articoli precedenti:
Carceri in Sicilia: lo stato dell’arte
Nuove carceri anche in Sicilia? Il progetto Ionta
Carceri siciliane e non. Il Piano del Governo – parte prima
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