Carceri siciliane e non. Il Piano del Governo – parte prima

Il progetto del Commissario straordinario Ionta, di cui abbiamo già parlato, è perfettamente congruente con il Piano del Governo, detto anche Piano Alfano. Ed è proprio questo Piano che suscita le maggiori perplessità, nel merito e nel metodo.
Perchè, innanzi tutto, proclamare lo stato di emergenza?
Susanna Marietti, responsabile comunicazione di Antigone, non usa mezzi termini e dichiara che “lo stato di emergenza serve a secretare le procedure di concessione degli appalti per la costruzione dei nuovi penitenziari. Non ci sarà una gara d’appalto condotta alla luce del sole e questo ci inquieta”.
In effetti sul sito del Governo Italiano leggiamo che “il Commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d’appalto”
Potrà agire con piena libertà non solo nella progettazione degli interventi, nella scelta degli appalti, ma anche nell’esproprio dei terreni, nell’acquisto di forniture, nelle assunzioni di personale.
Che la preoccupazione sia fondata lo rivelano alcuni comunicati di Confindustria, Ance e Aniem (associazioni di costruttori e imprese edili). Pur condividendo il piano del governo, evidenziano la necessità di conciliare le esigenze di rapidità con quelle di un corretto svolgimento delle gare e dell’affidamento dei lavori. Emerge, anche da parte dei costruttori, il timore che lo stato di emergenza possa comportare una violazione delle regole e delle procedure che disciplinano il mercato.
Per quanto riguarda il metodo, quindi, c’è il rischio di un aggiramento delle regole e dei controlli.
Per quanto riguarda il merito si rischia, invece, di intensificare il già diffuso processo di cementificazione del territorio . E’ quella che Corrado Marcetti, architetto, direttore della Fondazione Michelucci, specializzata in edilizia sociale, indica con il termine di “densificazione”. (www.altreconomia.it)
Secondo Marcetti  “la parte più realizzabile del piano Ionta riguarda i 46 nuovi padiglioni da realizzare all’interno di strutture già esistenti. I fondi sono già disponibili e non c’è da cercare aree edificabili, chiedere varianti o approvare piani urbanistici. Basta tirare su nuovi padiglioni negli spazi liberi dentro le mura di cinta: al posto di un campo di calcio, di un orto, e così via. Il risultato sarà un peggioramento delle condizioni di detenzione”.
Col sistema dei nuovi padiglioni, si prevede di creare 9.484 posti letto.  È il “carcere densificato” che risparmia spazio, comprime i detenuti e soddisfa l’ideologia della detenzione come pura punizione. “È un fenomeno mondiale -chiosa Marcetti-. Le prigioni devono essere puri parcheggi dei corpi. L’edilizia carceraria viene omologata, privata di ogni funzione sociale. Così diventa possibile la privatizzazione”.
L’ingresso dei privati e la creazione anche in Italia del “business penitenziario” è una vecchia idea
Con il ministro Roberto Castelli si ebbe anche la nascita di una società ad hoc, Dike Aedifica, partecipata al 95% da Patrimonio spa (controllata dal governo). Dike Aedifica non riuscì mai ad operare, fu investita da un’inchiesta giudiziaria e alla fine è stata sciolta.
Ionta prova a riaprire una porta ai privati, ma secondo Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, siamo di fronte a un bluff: “Un privato di buon senso -spiega-, è disponibile a mettere i soldi per costruire un carcere solo se può guadagnare dalla successiva gestione, oggi chiaramente preclusa dalle leggi dello Stato e dalla Costituzione”. Negli approcci con costruttori e possibili finanziatori, si è ipotizzato di affidare ai privati alcuni servizi accessori, come il vettovagliamento, la manutenzione, ma il margine di guadagno sarebbe irrisorio.
La nostra analisi del Piano Alfano continuerà in una prossima “puntata”, in cui ci occuperemo delle altre misure previste. Quanto detto fin qui basta, però, ad evidenziarne alcuni aspetti deboli, contradditori ed ambigui.
Leggi sul sito gli altri articoli sull’emergenza carcere:
Carceri in Sicilia: lo stato dell’arte
Nuove carceri anche in Sicilia? Il progetto Ionta

Argo

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