Difficile anche la condizione in cui lavorano gli operatori, lasciati spesso soli nell’affrontare i rischi e le difficoltà della gestione.
Chi ha denunciato l’esistenza, sul territorio nazionale, di 40 istituti penitenziari già costruiti ma non utilizzati e spesso in stato di abbandono è il Portale di informazione indipendente per il comparto sicurezza e difesa, GrNet.it
Per la Sicilia i casi citati sono:
Tra i penitenziari abbandonati molte sono “case mandamentali”, istituti che erano gestiti dai comuni e dipendenti dalle preture fino all’entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, che le ha abolite. Quelle di piccole dimensioni sono state chiuse. Altre sono passate al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Altre ancora, che erano in costruzione, sono rimaste incompiute.
Significativa, la storia del carcere di Gela “progettato nel 1959, finanziato nel 1978, completato nel 2007 quando l’istituto viene inaugurato dall’allora ministro Clemente Mastella. L’apertura, nella più ottimistica delle valutazioni, è prevista per il luglio del 2010.” (Luigi Manconi sul Manifesto del 13 gennaio, ripreso dal sito InnocentiEvasioni.net interamente dedicato alle condizioni e ai luoghi della privazione della libertà).
Quella di Gela è una struttura acquisita dall’amministrazione penitenziaria quando non era ancora funzionante. Per completarla sono stati necessari circa tre milioni di euro. Sbandierata come dimostrazione della presenza dello stato in un territorio ad alta densità criminale, attende ancora di essere aperta e non sappiamo fino a qual punto potrà offrire garanzie di sicurezza tali da ospitare i “ristretti” del territorio.
Non si tratta comunque di una mega struttura, perché può ospitare solo 100 detenuti, che al massimo sarebbero raddoppiabili.
Tra gli istituti chiusi, qui in Sicilia, ci sarebbe da ricordare anche quello di Bronte, mentre Villalba testimonia soprattutto il fallimento di un progetto pilota per la custodia attenuata di persone tossicodipendenti, che doveva avere quasi carattere comunitario.
Ben documentata anche sul web la situazione di Giarre, dove appena sei mesi fa una delegazione della Uil Pa ha visitato la locale Casa Circondariale e redatto un rapporto sulla base del quale il garante dei diritti dei detenuti ha presentato un’interrogazione al ministro Alfano.
La delegazione ha constatato infatti la presenza di diffuse infiltrazioni di acqua, di muri a rischio crollo, di aerazione inadeguata, di carenze nei sistemi di allarme etc. La situazione descritta appare pesante non solo per i detenuti, ma anche per il personale, persino per quanto riguarda i servizi igienici.
Si rileva inoltre, a Giarre, una presenza di reclusi di nazionalità extracomunitaria pari al 42% “con tutte le problematiche connesse alla presenza di tale tipologia di detenuti”.
Presente anche uno dei problemi più gravi del sistema carcerario, l’assoluta inadeguatezza del numero degli addetti. Il personale è, quindi, sottoposto a un pesantissimo carico di lavoro, con turni prolungati e impossibilità di godere del riposo settimanale e delle ferie.
A fronte di questa situazione di degrado il governo si limita a prospettare con insistenza la costruzione di nuove carceri e, soprattutto, decreta lo stato di emergenza conferendo al capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Franco Ionta, poteri di Commissario delegato.
Analizzeremo presto il Piano da lui presentato.
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