Allo scopo di migliorare le economie regionali, dopo Agenda 2000, l’Unione Europea ha avviato il Programma operativo Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regionale) 2007-2013. A due anni dalla partenza ufficiale del Po Fesr e a circa sei anni dalla sua chiusura, l’avanzamento della programmazione siciliana è fermo all’1,07 per cento.
Fino allo scorso settembre la regione aveva impegnato solo una decina di milioni di euro a fronte dei trecentosessanta che era necessario utilizzare entro la fine del 2009, pena la loro perdita. In pochi mesi, tuttavia, dovrebbe essere stata raggiunta la soglia minima per conservare le somme.
Stando alle spese validate al 30 novembre, la regione sembra essere riuscita a salvare la prima parte dei fondi comunitari, dopo due anni di inattività non spiegabili solo con l’aria politicamente turbolenta che si è respirata a Palazzo d’Orleans.
Al di là delle corse contro il tempo, la questione aperta rimane sempre quella dell’efficacia della spesa.
Scorrendo l’elenco degli interventi inseriti nella programmazione, infatti, si trova un certo numero di spese e opere che sembranonon essere le urgenze più importanti del territorio.
Nulla che porti a un rinnovamento reale della rete dei trasporti, tanto necessario se pensiamo a quanto il cattivo stato o peggio, l’assenza di collegamenti, influiscono sull’economia dell’isola. La mancanza di infrastrutture è stata una delle motivazioni addotte dalla Fiat per spiegare la decisione di abbandonare lo stabilimento di Termini Imerese. E a cosa servirà il tanto miracoloso Ponte sullo Stretto, se arrivate a Messina (o a Reggio, la Calabria è fortunata quanto noi) merci e persone incontreranno il collo di un imbuto?
Interventi più piccoli sono quelli di messa in sicurezza di una ventina di discariche sparse per il territorio; le bonifiche necessarie sarebbero molte di più, circa un centinaio di siti. Anche in questo caso, tra le esigenze del territorio e le opere messe in moto non c’è convergenza. Entro il 2011, infatti, a detta degli esperti dell’Arra, le tredici discariche siciliane attualmente in funzione dovranno essere chiuse, e nulla si è fatto per completare il ciclo della raccolta e dello smaltimento. La raccolta differenziata è quasi ignorata, salvo un un generico intervento per il compostaggio domestico nell’Ato1 di Siracusa.
Nessuna opera è stata programmata a contrasto del dissesto idrogeologico, senza curarsi né delle frane che hanno colpito e colpiscono il messinese, né del sollecito, da parte della Commissione europea dopo i tragici fatti di Giampilieri, a utilizzare i fondi europei per provvedere a risolvere la grave situazione idrogeologica del territorio.
Nell’elenco dei primi interventi programmati con il Po Fesr 2007-2013 c’è anche una lunga serie di piccole spese: un concorso di idee per l’ideazione del logo del programma operativo, la pubblicizzazione dei bandi sui quotidiani, acquisto di computer, abbonamento internet e persino i servizi di ristorazione e di hosting per i Comitati di sorveglianza. La spesa più grossa riguarda il “servizio di assistenza tecnica a supporto delle attività di programmazione, gestione, controllo, monitoraggio e comunicazione per l’attuazione del PO FESR 2007- 2013”: costo 7,8 milioni di euro. Una somma cospicua, ma evidentemente non sufficiente, dato che nell’elenco compaiono anche nove contratti di consulenze per un totale di circa 180.000 euro. Il sospetto che tra queste spese si nasconda l’utilizzo dei fondi europei come spesa corrente o per coprire buchi di bilancio è giustificato.
Un modo semplice di programmare l’impiego dei fondi di Bruxelles è stato quello di destinare 208 milioni del Po Fesr 2007-2013 verso i depositi dei fondi investimento per le piccole e medie imprese e per la riqualificazione delle aree urbane Jeremie e Jessica, creati nel 2006 dall’Unione Europea. Lascia perplessi che la regione abbia destinato 208 milioni di finanziamenti a fondo perduto a dei fondi che rilasciano sì finanziamenti, ma sotto forma di prestito.
Jeremie e Jessica sono dei fondi gestiti dalla banca europea per gli investimenti, e vengono erogati sotto forma di prestiti e simili -dunque non a fondo perduto- a imprese ed enti pubblici. Entrando nel dettaglio,
Jessica è un fondo finalizzato a promuovere la realizzazione di investimenti sostenibili e rimborsabili nelle aree urbane. La BEI provvederà a individuare e selezionare i fondi di sviluppo urbano, d’intesa con la Regione. Possibili beneficiari dei finanziamenti e dei prestiti i comuni, le province, le società pubbliche, le società miste e i privati concessionari di opere pubbliche. Verranno concessi solo per la realizzazione di opere ad “alto valore aggiunto”, ossia capaci di creare un indotto economico con cui rimborsare il prestito. I soldi rientrati nelle casse della BEI potrebbero essere riutilizzati in Sicilia per altri interventi, generando, qualora il sistema funzionasse senza intoppi o falle, un circuito virtuoso.
L’altro fondo, Jeremie, funziona con un meccanismo simile ma è rivolto ai privati allo scopo “di migliorare l’accesso al finanziamento per le piccole e medie imprese, superando la logica delle sovvenzioni. Saranno privilegiati i prestiti per l’avviamento delle attività, per l’innovazione tecnologica, l’efficienza energetica e il microcredito”.
In Germania, è stato necessario dar vita a una commissione ad hoc per superare i problemi sopraggiunti tanto con Jeremie quanto con Jessica.
Per chi volesse approfondire a_sud_europa_anno-4_n-3