Hanno cominciato a praticarlo in alcune province e Catania è stata tra le più solerti. Schedare gli studenti stranieri potrebbe divenire il banco
Alle scuole della provincia è arrivata infatti, il 23 novembre, una cirolare dell’USP (Ufficio Scolastico Provinciale, il Provveditorato di una volta) in cui si chiedeva di fornire i dati relativi agli studenti stranieri. Scopo dichiarato: attuare interventi di integrazione all’interno di un bando FEI (Fondo Europeo per l’Integrazione) del Ministero dell’Interno.
Primo elemento di perplessità: come mai i dati richiesti erano non di tipo quantitativo, ma dati “sensibili” che permettono di conoscere informazioni personali normalmente protette dalla privacy? E poi: perchè questo coinvolgimento del ministero dell’Interno laddove gli aspetti formativi dell’integrazione dovrebbero riguardare piuttosto il ministero dell’Istruzione?
Queste e tante altre le domande che rimangono aperte e preoccupano, stando a quello che ha scritto Massiliano Perna sull’Unità di ieri (“Dimmi chi sei e da dove vieni”)
Cosa accadrà se verrà rilevata la presenza di alunni irregolari? Quale pericolo per la sicurezza si pensa che possano rappresentare gli alunni immigrati che frequentano le nostre scuole?
La Flc-Cgil ha inviato una nota all’USP chiedendo di fermare l’iniziativa “attuata in violazione dei diritti individuali delle persone”. Forse che gli stranieri non rientrano tra coloro per cui nel 1948 fu firmata la dichiarazione universale dei diritti umani?
Viva preoccupazione è espressa dalla comunità romena in Italia a proposito di una analoga iniziativa presa dal’USP di Novara e, a quanto pare, prevalentemente rivolta all’individuazione di romeni e nomadi.
Dopo la circolare ministeriale dell’8 gennaio con cui il ministro Gelmini fissava un tetto del 30% agli studenti stranieri presenti nelle classi, gli interventi di schedatura (pardon monitoraggio) hanno ottenuto una nuova giustificazione. Lo possiamo vedere dalla circolare dell’USP del Veneto che chiede una rilevazione attenta e continuativa per meglio distribuire le “risorse” (?) e per attivare non meglio precisati “percorsi progettuali”.
Ancora più preoccupante la contemporanea circolare diramata a Caserta in cui si chiede di “fornire informazioni alla prefettura di Caserta che ha richiesto con urgenza i dati sulla presenza degli alunni stranieri nelle scuole della provincia e sulla dispersione scolastica”. Da quando le Prefetture si interessano di dispersione scolastica, di difficoltà di apprendimento e di integrazione nell’ambiente scolastico?
Visto che la schedatura degli stranieri non è (ancora) -a quanto pare- una normativa vincolante, ci poniamo un’ultima domanda: siamo diventati più realisti del re?
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