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Stati generali, veri e fasulli, pardon… virtuali

Una volta erano les États généraux, gli Stati generali, l’organo di rappresentanza delle tre classi sociali, esistente nello Stato francese prima della Rivoluzione del 1789. Furono convocati l’8 agosto 1788 da Luigi XVI detto le désiré, il desiderato, allo scopo di raggiungere un accordo tra le classi sociali idoneo a risolvere la grave crisi politica, economica, sociale e finanziaria che affliggeva da anni la Francia.
Ed ora ci sono quelli del “non molto desiderato” sindaco Stancanelli che dovrebbero essere convocati al capezzale di Catania malata, per tentare di renderle quella salute che da tempo le manca o almeno di farla uscire dal coma, prima che questo diventi irreversibile.
Ma chi e come dovrebbe aiutare la città-paziente? Paziente, proprio così; nella doppia accezione di ammalata e di oltremodo tollerante, docile, mansueta di fronte alle défaillances dell’amministrazione. Che non si ribella quando i bus diminuiscono ogni giorno di più con le loro corse, se i quartieri sono privi dei più elementari servizi, ora che anche il centro è ormai inesorabilmente degradato.
Ma come sono questi Stati generali del “non desiderato” Stancanelli? Il Sindaco ha spiegato, nel corso di una conferenza stampa senza domande nè contradditorio, che sono “una chiamata a raccolta degli attori sociali, istituzionali e della società civile, per individuare i percorsi idonei a restituire al capoluogo etneo un’identità di metropoli mediterranea. L’obiettivo principale degli stati generali, è quello di confrontare l’attuazione del programma di governo cittadino con iniziative, progetti e idee utili a ridisegnare  nuove linee guida per lo sviluppo della città”. “Si inizia – dice il sindaco – ad avviare un percorso di partecipazione della città e delle sue forze vive, per chiamare ad esprimersi i cittadini di Catania, dentro e fuori gli schieramenti politici organizzati, coinvolgendo anche le forze economiche e sociali, il mondo del lavoro, del volontariato, l’università, le scuole, le  professioni, la chiesa, le categorie produttive, le organizzazioni sindacali e rappresentati della cultura. Anche il dialogo con il governo nazionale, è uno degli obiettivi degli stati generali, al fine di integrarsi con il sistema paese, con l’Europa, per i finanziamenti ai progetti importanti per lo sviluppo e la crescita del nostro territorio”.
Ma conosciamo queste emanazioni della città vera? A far parte degli Stati generali sono stati chiamati alcuni catanesi di “fama”, Michele Cucuzza (giornalista e conduttore televisivo), Piero Agen (presidente della Camera di commercio di Catania), Mario Bevacqua (tour operator e presidente dell’organismo internazionale delle agenzie di viaggio), Pietrangelo Buttafuoco (giornalista, scrittore e presidente del Teatro Stabile di Catania), Maurizio Caserta (economista e docente universitario), Valerio di Trapani (sacerdote e presidente della Caritas Diocesana di Catania), Marella Ferrera (imprenditrice e stilista), Salvo Mizzi (imprenditore e manager di Telecom Italia), Alfio Puglisi Cosentino (imprenditore e presidente dell’omonima fondazione culturale). Insomma Cucuzza e tutto il cucuzzaro, come direbbe il grande Totò, non ci sembra rappresentino proprio la città. Ma tant’è. Non vogliamo entrare nel merito.
Quali strumenti saranno adottati? Come per il latinorum di manzoniana memoria, buono per confondere le idee e creare cortine fumogene, il “non desiderato” Stancanelli parla di media training e di public speaking. Traduciamo: al primo equivalgono quelle tecniche di intervista che consentono al manager di gestire e non subire l’incontro con i Media, siano essi televisivo-radiofonici o della carta stampata. Il secondo è l’arte di parlare in pubblico – così su Wikipedia- “il processo di parlare ad un gruppo di persone in una banca dati strutturata, deliberatamente allo scopo di informare, influenzare, o intrattenere gli ascoltatori. Il tutto per trasformare uno speaker in un vero leader della comunicazione”. E ancora si parla di art director, direttore di produzione, copy writer etc.. Insomma, più che organizzazione c’è pubblicità che oltretutto costa un bel pacco di soldi. Nostri. Ma che devono fare un film, una fiction, qualcosa di virtuale? E che ci azzecca tutto ciò con la salvezza di Catania?
Leggi su Il Dito:  Quello strano “regalo” degli Stati Generali 2010,  Stati Generali, le 10 domande del Dito al sindaco Stancanelli, Aldilà dei punti oscuri,seguiranno i fatti?
Leggi gli articoli de Il Dito nel nostro archivio: Quello strano regalo,  Le 10 domande, Seguiranno i fatti?

Argo

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