Il top manager della FIAT, Marchionne, nei mesi passati, è stato tragicamente chiaro: da un lato ha chiesto il sostegno dello stato (ecoincentivi e cassa integrazione), dall’altro ha annunciato che Termini produrrà la Lancia Ypsilon solo sino al 2011, per mantenere – poi – una non meglio precisata “ presenza industriale diversa da quella automobilistica”.Una situazione gravissima, dunque, che richiede un impegno eccezionale per evitare l’ennesima desertificazione industriale nell’Isola. Di tutto ciò, come nel recente passato, sono pienamente consapevoli i lavoratori, le loro famiglie e l’intera comunità.
La grande mobilitazione del 2002 (anche in quel caso la FIAT tentò il definitivo ridimensionamento dello stabilimento) impedì la chiusura della fabbrica, e il suono del corno, che apriva ogni manifestazione, divenne allora simbolo di forza e speranza.
Le posizioni, e le paure, dei Sindacati confermano quanto sia difficile la situazione odierna. “Un’impresa come la Fiat che ha vissuto di incentivi dello Stato deve assumersi adesso una responsabilità sociale. Termini Imerese deve restare un centro di produzione di auto: questo è per noi un punto fermo”, ha detto Mariella Maggio, segretaria generale della Cgil siciliana.
Maggio sottolinea che “la Cgil non accetterà soluzioni diverse che causerebbero gravi problemi in termini di occupazione e di prospettiva del sito industriale”. Ma anche a livello politico è allarme rosso rispetto ad una situazione che potrebbe essere di “non ritorno”. Il senatore del PD Giuseppe Lumia, che ha partecipato al corteo di protesta, ha proposto a tutti i parlamentari siciliani di non votare a favore degli ecoincentivi se la FIAT non cambierà la decisione su Termini.
Nel 2010 lo stabilimento di Termini compirà quaranta anni; nacque, infatti, nel 1970, il nome era SicilFiat perché la Regione Sicilia sino al 1977 deteneva il 40% delle azioni. All’inizio 350 addetti producevano la “500” , successivamente le linee montarono la “126”, poi la “Panda” e a questo punto il numero degli occupati salì oltre le 1500 unità. A metà degli anni Ottanta venne introdotto il terzo turno di lavoro e i dipendenti arrivarono a 3200, senza contare l’indotto.
Due crisi, nel ’93 e nel 2002, cui seguirono pesanti processi di ristrutturazione, hanno ridotto il numero degli occupati. Oggi, 1400 fra operai e impiegati, insieme con altri 600 lavoratori dell’indotto, producono la Lancia Y.
Forse, diversamente dai film di Moretti, non si tratta di uno splendido quarantenne, ma ci piacerebbe risentire il suono del corno che, con forza e coerenza, ribadisce il diritto al lavoro e al futuro.
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