Tratto da Giornale di Sicilia, edizione di Catania, martedì 24 novembre, pag 23 e 24, Antico Corso (Catania): affitti a peso d’oro grazie agli studenti universitari ma per i residenti vivere qui non è facile, di Rosa Maria Di Natale. Ripreso da Step 1 (La lenta agonia del’Antico Corso e Senza case e senza servizi sociali) il 25 novembre 2009
Il violento sgombero del C.P.O. Experia ha, fra l’altro, riacceso i riflettori sulla situazione complessiva dell’Antico Corso. Un quartiere, come scrive R. M. Di Natale, “Cuore pulsante di una memoria tutta popolare, ricco di preziosi resti del passato, povero di servizi e spazi per i cittadini. L’Antico Corso è l’esempio di come un quartiere antico e orgoglioso della sua identità, faccia ancora fatica ad imporre i suoi diritti alle istituzioni locali”. Una parte della Città nella quale insistono importanti insediamenti universitari, tre ospedali (S. Bambino, V. Emanuele, Garibaldi), un ex ospedale (S.Marta), un’autorimessa della Provincia, il deposito Amt , due licei, molti uffici…
Dalla quale però, a causa del caro prezzi e delle trasformazioni in atto, continuano ad andare via i vecchi abitanti: lavoratori dipendenti, piccoli artigiani, precari. Dagli anni Novanta ad oggi si sono, infatti, allontanate circa seimila persone. Non solo perché è decisamente più remunerativo affittare case agli studenti fuorisede, ma anche perché è oltremodo complicato vivere in una zona “aggredita” quotidianamente dall’arrivo, per motivi di studio e/o di lavoro, di migliaia di persone. Il tutto, peraltro, nella totale assenza di un piano della viabilità, di mezzi pubblici efficienti, di spazi adeguati per il parcheggio. Piazza Dante, letteralmente invasa dalle auto, soprattutto di mattina, è la drammatica rappresentazione di questo disastro annunciato.
Abbondano le auto, mancano del tutto i servizi sociali e, dopo lo sgombero dell’Experia, i luoghi di aggregazione.
Sono, invece, ben visibili le ferite inferte al tessuto urbano ‘grazie’ al progetto di “Recupero e riqualificazione del complesso della Purità”. Si trattava in origine, coerentemente con l’obiettivo di ampliare gli insediamenti universitari, del restauro della Chiesa della Purità (da adibire ad auditorium per la facoltà di Giurisprudenza) e della realizzazione di due aule, ciascuna di 600 posti. I lavori vennero bloccati in seguito alle denunce e alle mobilitazioni del Comitato Popolare Antico Corso. Esso contestò la non compatibilità del progetto rispetto alla destinazione urbanistica dell’area prevista dal Piano Regolatore Generale e denunciò la possibilità che le opere di scavo, fondazione e realizzazione avrebbero distrutto significativi reperti di carattere storico e archeologico.
Nota R. M. Di Natale, riferendosi alla situazione attuale, “Il cantiere della Purità, a cavallo tra la via Plebiscito e la via Bambino, è ancora un ricettacolo di immondizia e di pericolosi dirupi. Le ruspe sono ferme da dieci anni, e da almeno cinque non sono ufficialmente noti né i tempi, né le modalità di prosecuzione dei lavori bloccati dalla magistratura. Ai bimbi che oggi giocano nell’attiguo cortile della scuola “Manzoni” bastano due o tre salti per calpestare le erbacce e i rifiuti del cantiere, dal 2004 delimitato da una barriera che poco serve alla sicurezza effettiva dell’area”.
Invece della “politica degli sgomberi”, è necessario, prima che sia troppo tardi, discutere e realizzare il Piano di Recupero per l’Antico Corso.
Leggi in archivio l’articolo di Rosa Maria Di Natale

Argo

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