Giù le mani dall'acqua

Giovedì 26 novembre in tanti a Catania, all’aperto davanti al CPO   Experia, per contestare la privatizzazione della gestione dell’acqua. All’aperto perché il violento sgombero del Centro Popolare non ne ha bloccato le attività, che  proseguono con sempre maggiore intensità nel quartiere e nello slargo accanto al Centro, in quella che si può definire la “nuova piazza” dei catanesi che non si arrendono al degrado della Città.

Per difendere un bene comune perché il governo Berlusconi, il 19 novembre attraverso l’ennesimo voto di fiducia,  ha imposto ai cittadini il “decreto Ronchi”, già approvato dal Senato e il cui cuore è la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, compresa l’acqua.

L’incontro è stato promosso dall’A.N.P.I. con l’obiettivo di avviare una mobilitazione popolare ed ottenere che questo bene  non venga sottratto al pubblico controllo dei cittadini.

E, contemporaneamente, per non fare arretrare ulteriormente la qualità della democrazia nel nostro Paese visto che “con questa legge si espropriano le Regioni e i Comuni delle proprie funzioni fondamentali rispetto alla gestione del territorio, dei beni locali e dei servizi, sancite a chiare lettere dalla Costituzione”. Se le cose non cambieranno, entro il 2011 l’amministrazione dei servizi idrici, attualmente affidata agli ATO (che sono strutture pubbliche controllate da Comuni e Province) sarà stravolta, trasformando l’acqua in merce e dando vita a drammatici percorsi speculativi che produrranno, come è già avvenuto in tante realtà mondiali investite da processi simili, conseguenze negative su qualità e costi.

Secondo l’A.N.P.I., vista la gravità della situazione, non c’è altra strada se non quella di “organizzare la Resistenza in difesa del nostro principale bene comune”. Un’ idea già proposta da padre Alex Zanotelli che sin dal  mese di agosto del 2008 scriveva: “nel cuore di questa estate torrida, mi giunge, come un fulmine a ciel sereno, la notizia che il governo Berlusconi sancisce la privatizzazione dell’acqua.

Infatti il 5 agosto il Parlamento italiano ha votato l’articolo 23 bis del decreto legge numero 112 del ministro G. Tremonti che nel comma 1 afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell’economia capitalistica. Tutto questo con l’appoggio dell’opposizione, in particolare del PD.  Così il governo Berlusconi, con l’assenso dell’opposizione, ha decretato che l’Italia è oggi tra i paesi per i quali l’acqua è una merce. Dobbiamo darci tutti una mossa per realizzare il sogno che ci accompagna e cioè che l’acqua è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestita dalle comunità locali con totale capitale pubblico, al minor costo possibile per l’utente, senza essere SPA. L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne “illecito” profitto”.

Argo

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