Il tirante invisibile

Non tutti i nostri lettori hanno l’età per ricordare quelle mostruose strutture in ferro alte 2 metri che furono collocate nelle strade del centro, a ridosso dei marciapiedi, per abbattere la barriera architettonica costituita dall’altezza del marciapiede e ci vollero  decenni perché  amministratori e tecnici del Comune immaginassero che era sufficiente creare una scivola con la stessa pietra del marciapiede, molto meno appariscente e meno costosa.
Perché – e torniamo ai giorni nostri – per il consolidamento della chiesa di San Nicolò all’Arena di Piazza Dante si vuole realizzare una struttura esterna che si sviluppa su quattro metri quadrati per quattro, anziché rafforzare i lati e incatenare i due estremi dell’arco attraverso un tirante, soluzione sicuramente migliore dal punto di vista estetico?
E’ questa la domanda, come si legge in un articolo di Pinella Leocata sulle pagine de La Sicilia, che si pone il geometra Nino Leonardi, responsabile dell’Ufficio tecnico dell’Università, dal 1977 distaccato ai Benedettini per seguire il restauro del monumento.
Il contrafforte esterno in corrispondenza dell’abside, dovrebbe contrastare “le spinte oblique cui danno luogo le strutture curve quale è la volta ad arco che chiude la navata centrale” ma sarebbe “una sorta di moloc che incomberà nel giardino riprogettato da Giancarlo De Carlo”.
Secondo il geometra Leonardi, invece, basterebe una «catena» aerea posta alla base dell’arco dell’abside, a 12-14 metri di altezza. “Si vedrebbe, certo, e taglierebbe la vista dell’organo di Donato del Piano, ma questo vale soltanto a distanza e, comunque, è un male minore”.
La soluzione del tirante alla base dell’arco dell’abside è scartata dalla Protezione civile nel timore che possa essere di ostacolo alla trasmissione del suono, e dunque a tutela dell’acustica. Se questa è l’unica obiezione  sollevata contro l’impiego di un tirante (suggerimento tecnicamente ineccepibile) il cui costo è trascurabile rispetto a quello della costruzione del contrafforte, non occorre  cercare il parere di un esperto di acustica! Bastano le nozioni  elementari del corso di fisica tecnica che fa parte del corso di studi di  gran parte degli ingegneri.
Le riportiamo qui di seguito per i profani:
Diffrazione: un’onda è in grado di “aggirare” un ostacolo se le dimensioni dell’ostacolo sono minori  della (o confrontabili alla) lunghezza d’onda dell’onda incidente.
Riflessione: la presenza di un ostacolo non è di per sè condizione sufficiente a garantire la presenza di un apprezzabile fenomeno di riflessione sonora. Per il verificarsi della riflessione, gioca un ruolo fondamentale la dimensione relativa dell’ostacolo rispetto alla lunghezza d’onda dell’onda sonora: il fenomeno della riflessione è significativo solo se la dimensione dell’ostacolo è molto maggiore della lunghezza d’onda dell’onda sonora che incide su di esso.
La velocità del suono è circa 340 m/s e quindi la lunghezza d’onda per un suono acuto (1000 Hz) si calcola facilmente in 34 cm, per uno acutissimo (10.000 Hz) la lunghezza d’onda è di 3,4 cm.
Anche un tirante esageratamente spesso sarebbe troppo sottile per generare fenomeni apprezzabili sia di rifrazione sia di riflessione. Sarebbe  “invisibile” sotto il profilo dell’acustica. Non è necessario nemmeno ricoprire il tirante con la guaina fonoassorbente proposta da Leonardi per scongiurare la costruzione del “moloc”.
Leggi: Guaina fonoassorbente per isolare il tirante

Argo

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