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Storia esemplare di un creditore (del Comune)

Finirà così anche Stancanelli?

Alcune scuole di pensiero economico sostengono che avere debiti non sia, di per sé, un fatto negativo ma possa essere l’indicatore della vivacità di un’impesa.
Scapagnini e la sua corte di assessori e funzionari comunali hanno preso molto sul serio questa affermazione e di debiti ne hanno accumulati un bel mucchietto, con l’unica precisazione che si tratta di debiti e basta!
Anzi, forse no, perché fare debiti e non pagarli ha un costo ben più alto del semplice accumulo degli interessi, soprattutto quando vengono emessi mandati di pagamento senza copertura negli stanziamenti di bilancio del Comune.
Un articolo di P. Cimaglia, Comune di Catania, i debiti aumentano e soldi non ce n’è (su ‘U cuntu del 9.10.2009) ha sollevato la questione: “Se poi qualcuno vuole essere pagato e si presenta in ragioneria con la fattura in mano, in genere la risposta è il silenzio e l’unica strada percorribile che gli rimane è quella che passa per le stanze dei tribunali. Comincia allora l’iter dei provvedimenti giudiziari con un’amministrazione che si oppone al pagamento ed incarica qualche avvocato. Pur sapendo di stare dalla parte del torto.”
Grazie alla documentazione che ci ha passato un nostro affezionato lettore, siamo in grado di fornire un piccolo ma dettagliato esempio che mostra a quali stratosferici livelli salirà il debito del Comune, quando tutti i procedimenti giudiziari andranno in esecuzione.
Il nostro amico vantava un credito da parte del Comune di 5.000 euro lordi per un lavoro svolto su commissione dell’Assessorato alle politiche scolastiche. Dopo aver pazientato circa due anni, ha deciso di avviare, con un decreto ingiuntivo, un’azione legale, giunta ad una provvisoria conclusione dopo circa un anno.
Nel corso di essa si sono accumulati: interessi, spese per onorari agli avvocati, spese giudiziarie, imposte di registro e Iva che fanno crescere il debito del Comune di circa un terzo rispetto alla cifra iniziale arrivando a sommare ben 6.643,88 euro.
C’è da aggiungere che, trattandosi di cause perse in partenza, i legali del Comune non si sono quasi mai presentati alle varie udienze.
Alla fine della prima fase della procedura il Tribunale ha quindi emesso un atto di pignoramento nei confronti del Comune pari alla cifra richiesta aumentata, a titolo cautelativo, di un’ulteriore metà, arrivando alla rispettabile cifra di euro 9.965,86. Naturalmente bisognerà tener conto degli ulteriori interessi maturati nonché di eventuali altre spese, competenze e onorari.
Ma non è finita qui. L’atto di pignoramento infatti non può essere eseguito in quanto la Banca che gestisce il servizio di tesoreria del Comune ha dichiarato di non averli quei soldi, per cui il nostro malcapitato amico (e chissà quanti altri) sarà obbligato a ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale che, a sua volta, dovrà nominare un commissario ad acta per far eseguire coattivamente la sentenza.
E’ ovvio che questo ulteriore passaggio comporterà altre spese legali, altri onorari e crescenti interessi da pagare. Alla fine il debito potrà anche raddoppiarsi.
Non osiamo pensare cosa significherà tutto ciò quando il Tribunale dovrà occuparsi di crediti ben più consistenti.
Ma di tutto questo i catanesi sono consapevoli?

Argo

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