Nella classifica dei più ricchi al mondo
compilata da “Forbes” emergono oggi non soltanto nababbi russi dal profilo equivoco ma anche veri e propri gangster. Vengono da tutte le parti del mondo ma sono tutti uomini d’affari criminali quelli che operano al riparo dei paradisi del riciclaggio.
Non si tratta solo della tradizionale evasione fiscale; adesso i capitali finanziano traffici di narcotici, di armi, di esseri umani. “Dalle cose emerge insomma -sostiene Ruta- che i paradisi vecchio stampo hanno lasciato il posto a un mondo ubiquo, mobile, al passo con i tempi”. “Tutto questo -dice- non può essere estraneo alle bolle speculative, che, alla fine sono esplose in modo catastrofico. E qui si innesta un paradosso. Se l’economia illegale ha contribuito, seppure da comprimaria, a generare la depressione economica dei nostri giorni, è quella che di più può beneficiarne”.
Come gli imperi economici illegali traggono vantaggio della recessione? Il giornalista porta alcuni esempi. Clan mafiosi stanno acquisendo proprietà d’immobili in tutta la Liguria mentre è in crescita l’usura, con la trasformazione di attività economiche legali in business illegali. Tesi confermate dalla Direzione Nazionale Antimafia e da varie procure.
“Le mafie italiane che hanno da sempre avuto un feeling con l’edilizia, in questi anni, inoltre, hanno messo in atto un progetto di diversificazione, soprattutto in tre ambiti : l’acqua, il ciclo dei rifiuti, le energie, incluse quelle che vengono dette alternative, come nel caso delle eoliche. Affari che non possono conoscere momenti negativi. La crisi, che ha avuto l’epicentro negli States ma si è propagata ovunque, è stata originata soprattutto dalle bolle speculative, abnormi, che hanno interessato il mercato immobiliare. “Non c’è ragione, quindi, di ritenere -conclude Ruta- che le economie illegali di stati come Colombia, Russia e Stati Uniti, si siano mosse diversamente”.
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