Un testo dei Gufi, fra i padri fondatori del cabaret italiano: risale al 1961 ma appare di freschissima e inquietante attualità.
QUESTA DEMOCRAZIA
Ammesso e non concesso / che l’italiano medio è un poco fesso / è democratico, / ma è un gran pericolo / lasciar permettere troppa libertà.
Abbiam la libertà / di esporre i panni al vento / nell’ore consentite dal regolamento
Abbiam la libertà / di attraversare i viali / fruendo delle strisce pedonali.
D’appenderci sui tram al mancorrente / di scendere e salire ripetutamente.
Di far firmare il padre / o chi ne fa le veci / ed innalzare al cielo laudi e preci.
D’emettere cambiali / condurre cani sciolti / di tutelar minori capovolti.
Di battere primati / di catturare vermi / di far votare suore frati e infermi.
Ammesso e non concesso / che l’italiano medio è un poco fesso / dovete intendere / è un gran pericolo / lasciar permettere troppa libertà.
La libertà di sesso / di mistificazione / d’accattonaggio di supposizione.
La libertà di moto / e questo ci conforta / la libertà di palpo e mano morta.
E non abbiam parlato / di libertà di stampa / la carta ed i caratteri / nessun vi mette zampa.
E poi la libertà / che a queste si accompagna / è di salir lassù sulla montagna.
E là in questa Italia / che al rosso dei vulcani / accosta il verde degli ippocastani / e il magico candore /delle sue nevi annali / che cosa ci consentono / le autorità centrali???
La libertà più bella / potete qui sfogare / è quella di sciare sciare / sciare sciaaareee!!!
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Il testo originale di Questa Democrazia è di Mario Pogliotti, musicista e poi giornalista, a suo tempo amico di Fred Buscaglione e membro del Cantacronache, fenomeno musicale che negli anni cinquanta ha costituito un importante e solido tentativo di realizzare in musica istanze politiche e sociali, per l’epoca assolutamente innovative. E’ appunto all’interno di Cantacronache che nasce Questa Democrazia, che anni dopo I Gufi ripresero snellendo il testo ma conservandone tutta la caustica portata.