Sono giovani. Per lo più studenti e qualche lavoratore. Non si vogliono arrendere nè rassegnare alla illegalità che mortifica il nostro territorio. Sono i volontari di AddioPizzo Catania.
Rispetto a quello di Palermo, il gruppo di Catania è abbastanza recente (tre anni di vita) e fatica ad acquistare visibilità e seguito. Catania non è Palermo. Il capoluogo della Regione è la patria della mafia per antonomasia, è il luogo delle stragi ma anche del desiderio di riscatto, del risveglio del senso civico. Catania è una città dormiente… Pagare il pizzo è un fatto abituale, ma nessuno lo ammette e quasi nessuno denunzia.
Questi giovani hanno creduto alla possibilità di un riscatto e ci credono ancora. Hanno avviato un progetto molto interessante, quello del consumo critico. Il ragionamento è semplice. Da una parte ci dovrebbero essere, tra gli imprenditori economici (soprattutto commercianti), quelli che si rifiutano di pagare il pizzo ed escono allo scoperto, dichiarano il loro no. Dall’altra ci sono coloro che hanno coscienza civica e vogliono incoraggiare questa scelta coraggiosa. Lo potrebbero fare in modo concreto, decidendo di privilegiare, per fare i loro acquisti, i commercianti e/o produttori che hanno denunciato o si sono rifiutati di pagare.
Non c’è dietro questa proposta una logica esclusivamente economica, non si vuole promettere ai “coraggiosi” che faranno più soldi. Li si invita a dare un segnale di orgoglio e di civiltà.
AddioPizzo Catania ha iniziato con una raccolta di firme di potenziali acquirenti, non “estorte” con discorsi retorici, ma richieste come segnale di consapevolezza. L’iniziativa è stata poi presentata in Prefettura il 30 Settembre del 2008. Sulla base delle 2500 firme raccolte, si invitavano i commercianti a far parte dell’associazione Pizzo Free. Nessun imprenditore o commerciante, tuttavia, si è presentato spontaneamente.
Delusi ma non sconfitti, i giovani di AddioPizzo hanno cambiato tattica. Hanno iniziato a cercare questi operatori economici presentandosi nei loro esercizi, porta a porta. Hanno bussato, ma -restando nella metafora- non è stato loro aperto. Senza scoraggiarsi hanno continuato a cercarli in modo più mirato, collegandosi soprattutto alle associazioni antiracket.
Ancora il loro “elenco” non è pronto, ma contiene già dei nomi. Si sta procedendo alle verifiche, ai controlli, per essere seri e credibili. Si spera di poterlo rendere pubblico entro l’ anno. Anche solo venti, trenta adesioni. Per dare un segnale di cambiamento e di speranza.
Questi ragazzi sanno che la strada è lunga, che operare per cambiare una mentalità richiede tempo e fatica. Si sforzano di seminare, sperando che ci siano dei frutti. Per questo fanno formazione nelle scuole, nell’ università. E si augurano che qualcun altro si aggreghi a loro, per essere di più, per avere più voce, per essere aiutati in un lavoro concreto che, nonostante il numero degli aderenti all’associazione sfiori la trentina, ricade poi sulle spalle di pochi.
Se qualcuno volesse contattarli può farlo attraverso il loro sito http://www.addiopizzocatania.org/public/cmsms/
Sono attualmente ospitati dalla Confcommercio, in attesa di trasferirsi nella sede di via Grasso Finocchiaro 112, un immobile sequestrato alla mafia e concesso (a loro e a Libera) in comodato per alcuni anni.
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