Si fa un gran parlare oggi delle necessità di una scuola che sia più capace di entrare in sintonia con il mondo del lavoro e con la realtà economica del territorio in cui è inserita, ma ad ascoltare il resoconto del lavoro di ricerca svolto da una classe dell’Istituto tecnico industriale “Archimede” di Catania sembra che si tratti della scoperta dell’acqua calda.
Nel corso dell’incontro annuale fra le scuole che aderiscono al progetto Storia.Lab, centrato sullo studio della storia a partire da documenti di storia locale, i ragazzi della V E hanno ricostruito, con l’aiuto dei documenti dell’archivio storico della loro scuola, un momento magico della storia di Catania: i suoi ‘favolosi’ anni Sessanta e l’ennesimo tentativo, parzialmente fallito, di fare della città un centro industriale.
Fu la versione locale del ‘miracolo economico’ e si trattò, come molti ricordano, di un momento di grande effervescenza durante il quale si cercò di conferire alla città un volto ‘moderno’, con lo sventramento di antichi e degradati quartieri del centro storico, la costruzione di nuove strade e di nuovi palazzi-simbolo, e alla provincia un ruolo più dinamico con la costruzione di autostrade e di grandi insediamenti industriali.
In tutto questo gran movimento l’Archimede seppe inserirsi da protagonista e con originalità, attrezzando delle officine per lavori di meccanica di precisione e dei laboratori per l’analisi e le prove dei più svariati materiali metallici e da costruzione, mediante i quali era in grado di fornire le prescritte certificazioni, soprattutto alle imprese impegnate nella costruzione di grandi opere pubbliche.
Delle vere e proprie aziende, in cui erano coinvolte tutte le componenti della scuola che si ripartivano in proporzione gli utili di queste prestazioni; anche gli alunni partecipavano all’impresa, nelle ore di esercitazioni didattiche, e la loro retribuzione nominale serviva ad alimentare un fondo della scuola con cui si elargivano premi e borse di studio ai ragazzi più meritevoli.
Ed ecco che dai documenti risulta che fecero ricorso ai servizi della scuola non solo tante ditte locali, ma soprattutto molte imprese del nord che partecipavano ai numerosi cantieri aperti in quel periodo: il grattacielo di via Pacini, l’autostrada Catania-Messina, gli aeroporti, i poli petrolchimici di Gela, Augusta e Priolo, l’Olivetti con il suo locale servizio tecnico, i programmi di edilizia popolare, diversi Istituti dell’Università di Catania, le dighe, i ponti e i lavori di bonifica agraria, e tanto altro ancora.
Sappiamo purtroppo che tutto si risolse, in buona sostanza, in un trionfo della speculazione edilizia, che fece crescere, sì, la città ma in modalità e forme non certo invidiabili e di cui ancora oggi piangiamo le conseguenze.
Resta, comunque, per la scuola catanese il ricordo di un momento di grande creatività tecnica e di sapienza pedagogica, a cui si potrà sempre attingere.
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