In Sicilia sono stati censiti gli edifici della parte orientale dell’Isola, appartenenti alle province di Ragusa, Siracusa, Catania e 67 comuni della provincia di Messina. Dallo studio si scopre che molti edifici sono classificati a rischio “alto” o “medio-alto“; in particolare, gli edifici pubblici in cemento armato sono più a rischio di quelli in muratura.
Ma cosa si e’ fatto finora? Come hanno evidenziato Legambiente (http://www.legambiente.sicilia.it/documenti/salvact.htm) e la ben nota puntata “I Viceré” di Report (Rai 3), il Comune di Catania – con la giunta Scapagnini – ha utilizzato i fondi di cui alla legge 433/91, ovvero i fondi per la ricostruzione e prevenzione del rischio sismico derivanti dal terremoto di Santa Lucia, per finanziare i parcheggi scambiatori, alcuni dei quali non sono stati mai realizzati. La costruzione dei parcheggi e’ stata ritenuta funzionale alla predisposizione di aree attrezzate per accogliere le strutture della protezione civile. I fondi della L433/91 stanno alla base anche del finanziamento del Viale Alcide de Gasperi, che per i catanesi e’ una piacevole “promenade” sul mare e che viene indicato ai fini della L433/91 come via di fuga e utile “in caso di maremoto”. A denunciarlo e’ l’ex assessore Paolo Maniscalco, intervistato dal giornalista di Report. Sempre gli stessi fondi, secondo Legambiente, sono stati destinati all’ampliamento di via Passo Gravina e la realizzazione dell’Asse attrezzato, nonché per la ristrutturazione della circonvallazione.
In parallelo, riportando ancora la denuncia di Legambiente, l’amministrazione provinciale di Catania, ente competente per le scuole medie superiori, ha utilizzando i fondi della l. 433/91 per la realizzazione di un tratto della circonvallazione di Caltagirone e per la progettazione della variante alla strada provinciale 91 che collega Catania ad Acireale. Nel 2008, per la messa in sicurezza delle scuole siciliane, sono stati stanziati 8 milioni e 600 mila euro utilizzabili quest’anno. Ma l’Assessorato regionale alla Pubblica Istruzione ha ricevuto solo 294 progetti di adeguamento strutturale, e di questi, appena 191 sono stati giudicati ammissibili, ragion per cui e’ lecito prevedere che ne verranno realmente finanziati una trentina. Quello che salta all’occhio e’ soprattutto l’esiguita dei progetti presentati per far fronte alla ristrutturazione delle scuole. L’Ufficio Scolastico regionale afferma: “I soldi ci sono, ma mancano i progetti degli enti locali. Difficilmente a fronte di priorita ed emergenze varie, i Comuni e le Province si indebitano o chiedono mutui per le scuole di loro competenza”. Questo perché i progetti di adeguamento richiederebbero alle Province e ai Comuni una compartecipazione del 33% al capitolo di spesa, in sodalizio con lo Stato e la Regione.
Purtroppo, dopo aver destinato ad altro i fondi della L433/91, con le casse vuote i Comuni e le Province non hanno mostrato interesse a partecipare al bando. I vertici del dipartimento regionale di Protezione civile fanno i conti dei soldi andati in fumo: dal 2008 a oggi sono stati revocati finanziamenti per circa due milioni di euro destinati a sostenere test antisismici o lavori di consolidamento di strade, scuole, ospedali. Fondi in pratica “rifiutati” dalle amministrazioni proprietarie delle opere, chiamate per legge a cofinanziare gli interventi.
Dunque, ancora una volta le responsabilita rimbalzano tra gli amministratori. Cosa si prevede di fare nel prossimo futuro? L’assessore regionale ai beni culturali, Antonello Antinoro, rilasciando una breve intervista all’agenzia Adnkronos lo scorso 30 aprile, ha definito ‘di notevole importanza’ il finanziamento di 75 milioni di euro in tre anni, inserito nella nuova manovra finanziaria della Regione, per l’adeguamento e la messa in sicurezza degli edifici scolastici siciliani. “Si tratta di un piano articolato di interventi – ha spiegato – che permettera’, in una terra ad alto pericolo sismico come la Sicilia, di intervenire in modo urgente su tutti quegli edifici considerati a rischio”. Nella riunione della commissione Grandi rischi del 22 aprile scorso, circa due settimane dopo l’evento sismico dell’Aquila, Barberi ha proposto di fare subito “le cose più elementari e a basso costo, come le catene ai muri delle strutture in muratura o le tamponature in quelle in cemento armato“. Speriamo che gli amministratori abbiano orecchie per intendere. Perché, come ha detto il Prof. Gian Michele Calvi, Vice Presidente della Commissione nazionale grandi rischi, “i problemi oggi non sono solo la ricostruzione dell’Abruzzo, ma Priolo e Catania”.
Concetta Centamore, docente di Fisica e Laboratorio nell’ITIS “S.Cannizzaro” di Catania, Dottore di Ricerca in Geofisica e Vulcanologia
Tratto da: La periferica, 22/05/2009, La Sicilia e il rischio sismico. Il ruolo della regione e le scelte degli enti locali
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