Di una cosa certamente dovremmo essere grati a Scapagnini, Stancanelli e compagnia bella (si fa per dire): con le loro straordinarie performances amministrative alimentano la nostra fantasia e cullano i dolci ricordi del bel tempo che fu, quando salivamo “il limitare di gioventù” (per dirla col poeta).
L’attuale drammatica crisi dell’AMT ci ricorda infatti una situazione analoga che deliziò la vita quotidiana dei catanesi all’inizio dei memorabili anni ’60, quando andò in crisi la SCAT, società privata che gestiva allora il servizio di trasporto pubblico. Tra disservizi e scioperi allora ebbero buon gioco ad infilarsi un gran numero di tassisti abusivi che, alla guida della mitica 600 multipla rimpinzata fino all’inverosimile di estemporanei strapuntini e con un costo del passaggio lievemente superiore, trasportavano i malcapitati catanesi lungo le stesse linee del servizio pubblico, magari concedendo, a richiesta, qualche fermata straordinaria.
Indimenticabile il momento dell’assalto alla diligenza: quando, dopo ritardi biblici, arrivava un abusivo, fra gli esasperati utenti si scatenava una vera e propria lotta per la conquista di un posto, e non era raro il caso di madri fuori dalla grazia di Dio che nella ressa smarrivano i bambini che non erano stati pronti ad occupare uno dei pochi spazi disponibili. Che tempi, che splendida Catania.
Meno male che Scapagnini e Stancanelli, come Sivio, ci sono!
Adesso si è aggiunto anche l’ineffabile presidente dell’AMT Sineri il quale afferma che l’azienda da lui guidata (è proprio il caso di dire) è competitiva: stipendi non pagati, linee tagliate, mezzi obsoleti e in parte utilizzati come ‘donatori di organi’ per quelli circolanti, fornitori imbufaliti. Un’azienda che da sempre non è riuscita a pubblicare alle fermate gli orari dei passaggi dei mezzi forse non esiste neanche in Burundi (senza offesa per i burundesi). Se questo vuol dire essere competitivi, Marchionne non ha capito nulla!
Certo ci sono i debiti non pagati dal Comune di Catania: ma delle esigenze dei ceti più deboli, degli anziani, degli abitanti delle periferie, chissenefrega! Molto più utile lastricare con basole di pietra lavica la via Gisira.
Ma della gestione manageriale (absit iniuria verbis) dell’azienda, vogliamo parlarne? Non siamo in grado di mettere il naso nei bilanci della società, ma alcune osservazioni da utenti qualsiasi siamo in grado di proporle.
Molti autobus sono stati dotati di monitor che normalmente servono a dare informazioni ai passeggeri ma anche a far passare pubblicità o brevi notiziari. Insomma: utili, dilettevoli e anche redditizi. A Catania si limitano a rovesciare ossessivamente sul viaggiatore una raffica di grottesche immagini su una città immaginaria, informano di spettacolari opere pubbliche e progetti rutilanti. Il tutto condito da un messaggio finale del sempre caro Scapagnini, che giura fedeltà ed eterna dedizione (!) alla sua città di adozione. Peccato che spesso neanche il giorno e l’ora dei monitor siano aggiornati!
Sempre nelle città normali, è stato da tempo realizzato nelle pensiline un sistema elettronico che informa in tempo reale i passeggeri sui tempi di attesa per ciascun autobus. Anche a Catania l’AMT ha cercato di mettersi al passo e, in via sperimentale, ha collocato ben due di questi pannelli rispettivamente in piazza Trento e in piazza S. Maria di Gesù. In realtà questi costosi giocattoli, per parecchi mesi si sono limitati ad informare che erano in fase di collaudo, poi sono entrati finalmente in funzione, ma dopo poco tempo sono andati in avaria, e adesso non danno più segni di vita.
Si potrebbe anche ricordare che anni fa, forse per garantire una maggiore sicurezza, su tutti gli autobus era stato montato un sistema di radio-controllo ma, pure in questo caso, dopo qualche tempo è venuto fuori che era andato fuori uso e mai più ripristinato.
Non so se questi – e chissà quanti altri -, ‘cattivi investimenti’ hanno sviato risorse importanti, che invece potevano essere destinate a migliorare il parco macchine e ad assumere qualche altro autista. Certo non sono sintomatici di una gestione attenta del denaro pubblico.
Ci si chiede: chi ha deciso questi fallimentari progetti è stato messo poi di fronte alle proprie responsabilità? Qualcuno ha pagato il danno che ne è derivato? Siamo perfettamente consapevoli che si tratta di domande retoriche: magari sarà stato premiato con una poltrona di consigliere di amministrazione in qualche altra azienda municipalizzata.
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