Si parla di nuovo di prevenzione, di mappe del rischio sismico per Catania. La città etnea è una di quelle più esposte, secondo il “Censimento di vulnerabilità degli edifici pubblici“, lo studio del Cnr e del “Gruppo nazionale di protezione dei terremoti”, subito nascosto e dimenticato. Tutti gli edifici del centro storico sono vulnerabili e, paradossalmente, altrettanto lo sono quelli in cemento armato della speculazione degli anni ’50/’60. Per questo Franco Barberi, a capo della Protezione civile negli anni ’90,volle che Catania fosse oggetto di uno studio specifico, il “Progetto Catania”, redatto in inglese e mai tradotto in italiano.
Grazie a Barberi fu emanata una legge, la 288 del 97, che stanziava risorse per la prevenzione sismica. A Catania furono destinati 100 miliardi di lire per la messa in sicurezza di 50 scuole, fondi che la giunta Scapagnini stornò con disinvoltura sulle rotatorie alla Circonvallazione, sulla realizzazione di viale Alcide De Gasperi, considerato via di fuga per un maremoto, e sulla realizzazione dei parcheggi scambiatori.
Catania è stata dichiarata città sismica solo nell’81. Da allora si è costruito meglio?
La Regione dovrebbe ripensare il piano casa di Berlusconi in termini di sicurezza e non di cubatura. Cosa dicono e fanno Comune e Provincia?
Per chi volesse saperne di più ecco in pdf gli articoli puntuali di Pinella Leocata, pubblicati su “La Sicilia” l’8 e il 9 aprile 2009: a-Catania-un-sisma-sarebbe-una-ecatombe
Prevenzione-sismica-a-Catania
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