Pur essendo stata un’azienda florida, leader nel suo settore, oggi essa è in crisi. Il personale si è fortemente ridotto e molte commesse sono venute a mancare. Si è posta, quindi, la questione se la crisi possa dipendere dalla (cattiva) gestione pubblica ed è stato addirittura insinuato il dubbio che la gestione di una famiglia associata alla mafia possa essere più efficace e redditizia, non solo per i mafiosi stessi (il che è scontato…) ma per le aziende e quindi per il territorio. Ma forse le cose non stanno proprio così.
Nel Marzo del 2008, alcune indagini condotte dalla Guardia di Finanza hanno appurato che “la famiglia Riela, mediante la costituzione di un Consorzio (Consorzio SE.TRA Service) costituito da imprese indirettamente gestite dagli stessi fratelli Riela, stava cercando di riacquistare la proprietà del Riela Group.
I fratelli Riela in libertà hanno cercato di appropriarsi di quote significative di mercato del Riela Group, trasferendo clientela dal Riela Group al Consorzio SE.TRA. Service, soggetto giuridico amministrato da persone di fiducia dei fratelli Riela che consorzia società intestate a prestanomi riconducibili agli stessi Riela e a Giuseppe Intelisano, quest’ultimo già reggente della famiglia catanese di “Cosa Nostra” e attualmente detenuto in regime detentivo speciale di cui all’art. 41 bis O.P.
Ciò è stato reso possibile anche grazie alla forte influenza che i fratelli Riela hanno continuato ad esercitare nel contesto del Riela Group anche dopo la confisca. Il Consorzio SE.TRA. Service è così divenuto il fornitore del servizio offerto ai clienti del Riela Group nonché il maggior creditore di quest’ultimo. Il progressivo svuotamento del Riela Group in uno con la posizione creditoria del Consorzio ponevano le basi affinché quest’ultimo si presentasse nel tempo come l’unico possibile offerente per l’acquisto del Gruppo Riela in fase di alienazione di beni confiscati.” (Cronacaoggi.it, La polizia tributaria di Catania esegue sequestri di imprese… )
Altri fattori (passaggio di dipendenti dalla vecchia azienda al nuovo consorzio, ricorso alla Corte Europea e relativo allungamento del percorso giudiziario della confisca,… ) hanno contribuito intenzionalmente ad erodere il valore commerciale del Gruppo per ridurre la sua appetibilità agli occhi di altri potenziali acquirenti e porre le condizioni perché il Consorzio potesse acquisire l’azienda indebolita.
Il Nucleo di Polizia Tributaria di Catania, sotto la direzione della Procura Distrettuale della Repubblica, è riuscito a ricostruire il piano seguito dai Riela, ad individuare le società e le imprese interessate e a pervenire al sequestro del Consorzo SE.TRA. Service. Le società individuali (“padroncini”) e le imprese che ne facevano parte sono risultate, infatti, tutti direttamente o indirettamente collegate alla famiglia Riela.
“Il valore delle aziende sequestrate si aggira intorno ai 30 milioni di euro. Le stesse sono state oggi stesso affidate all’Amministratore Giudiziario nominato dal G.I.P. presso il Tribunale di Catania senza interruzione dell’attività d’impresa. Il danno per l’Erario, quantificabile in diversi milioni di euro, è connesso alla cagionata riduzione del volume d’affari del Gruppo RIELA, ormai acquisito al Demanio dello Stato.” (Da Cataniaomnia.it. Indagati i fratelli Riela per truffa aggravata)
La SE.TRA. ha ottenuto, tuttavia, con un ricorso al Tribunale del riesame, il dissequestro. Nei confronti di quest’ultimo ha fatto ricorso in Cassazione il pubblico ministero Antonio Fanara, il quale sostiene che, al di là degli aspetti formali, “i contratti di appalto avevano costituito il mezzo per indurre i clienti del gruppo Riela a transitare nel Consorzio”. Anche se il demanio avesse commesso degli errori, il delitto di truffa rimane, nè -d’altra parte- risulta che gli amministratori dell’azienda siano sottosposti ad investigazione giudiziaria.
Nel settembre 2008 la Cassazione ha accolto il ricorso e ha dato ragione al pubblico ministero. Attualmente si è in attesa della decisione del Tribunale del riesame, che si è riservato di decidere. (Renato Camarda, Roba nostra, in Catania Possibile n.18, 26marzo-2 aprile 09)
La questione non è, però, rimasta chiusa nelle aule dei tribunali. Varie prese di posizione dimostrano che si tratta di una questione scottante. Tra queste segnaliamo un intervento della Associazione Antiestorsione LiberoGrassi che, a partire dal caso Riela, accusa il raket di stare “cambiando pelle: non più atti intimidatori protesi a distruggere le aziende, ma controllo e acquisizioni delle imprese, attraverso l’imposizione di mezzi e servizi” ( Riela Group: la mafia svuota l’antimafia, Gazzetta del Sud, 08/04/09).
Quasi contestualmente, in data 9 aprile, La Sicilia ha dato spazio ad una lettera dei fratelli Luigi, Filippo e Rosario Riela che denunciano la ingiusta campagna di diffamazione da loro subita e accusano la gestione demaniale successiva a quella del prof. Siciliano (vale a dire quella dell’avvocato Arena e successivamente del dott. Scimeca) di non aver saputo fare i necessari investimenti per mantenere competitiva l’azienda. Le accuse, tuttavia, rimangono molto generiche e non si fa -evidentemente- nessun cenno alla questione del Consorzio e alle problematiche relative.
L’ultima parola sul caso Riela nonè stata ancora detta.
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