Controllare, ribellarsi, denunciare. Per non essere complici. Per non essere un mostro collettivo. Non fare come le gazzelle che continuano a mangiare tranquille mentre il leone sbrana una di loro, consapevoli che fino a quando il felino sarà occupato a soddisfare la sua fame con quella vittima, non potrà occuparsi delle altre. Usa questo esempio il giudice Felice Lima nel corso dell’incontro nell’auditorium San Carlo in cui è stato presentato il libro del giornalista del Corriere della sera Carlo Vulpio, “Roba nostra”.
Un modo per parlare, di giustizia e di democrazia con l’autore e con due magistrati. Dalla prima alla seconda tangentopoli ovvero lo “sgretolarsi” della democrazia con l’ingresso della magistratura a pieno titolo tra i protagonisti delle storie di corruzione. Con Lima c’è anche Clementina Forleo, magistrato non schierato,ora gip “in esilio” a Cremona, dopo la famosa ordinanza sulle scalate illegali alle banche che coinvolgeva politici di sinistra e di destra. Mette a confronto la vecchia tangentopoli con la nuova, Clementina Forleo. “Ai tempi del pool di Mani pulite – dice – si sperava nella magistratura. Adesso è venuta a galla la criminalità giudiziaria. Adesso il diritto è morto”. Ma la speranza è viva. Sta nel controllo dei cittadini che può avvenire col diritto-dovere del voto e col diritto-dovere della denuncia. “Il potere forte- dice la Forleo- deve essere quello della democrazia”.
Denuncia l’imbroglio delle parole il giornalista Carlo Vulpio, “parole malate”, usate per accusare di giustizialismo chi ama la legalità, di protagonismo che si difende. E cita ancora una vittima di queste ingiuste accuse, il magistrato De Magistris, costretto quasi a rifugiarsi nella politica con l’Italia dei valori. Anche Vulpio parla, nel libro e nell’incontro, della tangentopoli attuale, nuova per il ruolo di una magistratura corrotta complice di una politica corrotta e di un partito unico trasversale che coinvolge larghi settori del parlamento.
Che fare dunque? Ribellarsi -lo ribadiscono i relatori- per non essere complici, per non essere un mostro collettivo. “Perchè – dice Felice Lima – sei milioni di ebrei non sono stati uccisi solo da Hitler, ma anche dal guidatore del treno piombato che portava ai campi di concentramento, dall’idraulico delle camere a gas e da tanti altri…”
Questo momento di riflessione critica sulla giustizia, l’informazione e la vigilanza democratica in Italia, promosso dal movimento di società civile CittàInsieme e dalla Facoltà di Lingue dell’Università di Catania, ha avuto luogo lo scorso Sabato 21 Marzo nell’Auditorium dell’ex monastero dei Benedettini.
Leggi la prefazione al libro di Vulpio, scritta da Marco Travaglio Roba-Nostra-Prefazione
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