I costi dell'illegalità

Quanti nuovi posti di lavoro puliti potrebbe creare il sistema di imprese della Sicilia se disponesse di un

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miliardo di euro in più l’anno? Quanti giovani costretti ad emigrare per mancanza di dignitose offerte di lavoro potrebbe intercettare? Sono queste le domande che, con una buona dose di rabbia, sorgono leggendo le cifre, apparentemente fredde, sciorinate in un libro pubblicato da Il Mulino e da poco giunto in libreria. Si tratta appunto del volume I costi dell’illegalità. Mafia ed estorsioni in Sicilia, frutto di un lungo e serio lavoro di ricerca promosso dalla Fondazione Rocco Chinnici, il magistrato ucciso dalla mafia nel 1983, e svolto da un team di sociologi, economisti, giuristi e magistrati.
Il miliardo di cui sopra è all’incirca il costo annuo delle estorsioni che incide sul nostro sistema economico (1,3 punti del PIL regionale) e si tratta solo del denaro direttamente sottratto alle imprese. Il calcolo è stato fatto attraverso un’indagine che ha coinvolto un significativo campione di 2.286 imprese attive in Sicilia, esaminando 200 atti giudiziari e intervistando oltre 60 persone fra magistrati, investigatori e imprenditori.
La cifra media, richiesta con metodi violenti e intimidatori, si attesta intorno ai 600 euro al mese, variando però dalle poche decine di euro imposti al piccolo negozio di quartiere alle diverse migliaia ai danni di un supermercato. Essa però non sembra comunque altissima, dato che il principio ispiratore pare essere “far pagare poco, ma far pagare tutti”.
Ma, oltre al prelievo diretto, occorre aggiungere il danno psicologico e l’effetto di interdizione rispetto a possibili nuovi investimenti – soprattutto provenienti da fuori l’isola -, senza contare che spesso i criminali obbligano le imprese anche a utilizzare beni e servizi di aziende a loro vicine, attività di guardiania e manodopera di loro fiducia, quando non tentano di acquisire direttamente il pieno controllo di attività economiche ben avviate. Insomma, una rete a maglie fitte che, se non finirà per strozzare la libera attività economica, certamente già la condiziona in modo pesantissimo, impedendo il confronto fra le imprese a parità di condizioni e distorcendo la concorrenza.
Completano il volume un’ampia disamina della normativa vigente in materia e delle prospettive di riforma, e un panorama delle iniziative di contrasto sia istituzionali sia di volontariato presenti sul territorio.
Un approccio rigoroso e innovativo ad un fenomeno che spesso è conosciuto solo attraverso superficiali approssimazioni giornalistiche; un libro che meriterebbe di girare ampiamente in tutte le scuole in cui si avviano progetti di educazione alla legalità per conferire ad essi la corposa concretezza delle cifre.

ninoinde

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