Argo si propone di dare il suo contributo di approfondimento allo scandalo del laboratorio della facoltà di Farmacia di Catania. Ecco alcuni spunti e osservazioni.
Le nostre riflessioni si basano purtroppo sui pochi elementi noti, pochi perché:
• non vi è possibilità di accedere al laboratorio, ora sigillato;
• non è possibile consultare gli atti e le indagini del processo, poiché le indagini sono, in questa fase, secretate;
• non vi sono per ora le testimonianze di chi, in quei luoghi,ha vissuto ed operato, perché, come ha raccontato uno degli avvocati in pubblica assemblea, molti restano reticenti, pur essendo affetti da malattie riconducibili a quelle condizioni di lavoro.
Ci baseremo sui contenuti agghiaccianti del memoriale del giovane ricercatore Patané, morto nel 2003, memoriale che, però, attende le conferme delle testimonianza dei colleghi e dei tecnici che hanno lavorato con lui in quello stesso arco di anni.Vi si denunciano violazioni di precise norme sulla sicurezza e l’igiene nei luoghi di lavoro e sulla protezione dell’ambiente.
Indipendentemente dal fatto che si possano stabilire rapporti di causa-effetto tra le morti dei ricercatori e l’ambiente di lavoro, la descrizione contenuta nel memoriale dimostra che sono state ignorate e violate non solo le norme più recenti, ma anche quelle elementari e cogenti in vigore da oltre mezzo secolo, come quelle contenute nel DPR 303/1956, Norme generali per l’igiene del lavoro.
Chi aveva (ed ha) il potere e la responsabilità di rispettare e far rispettare quelle norme ? Chi doveva vigilare sulla loro applicazione ?
L’attuale Rettore, in carica da due anni, ex-preside della facoltà di ingegneria, si è dichiarato parte offesa nel processo da poco iniziato.
Tuttavia, il decreto legge n.363 del 1998 descrive, con rara chiarezza ed in modo esaustivo, responsabilità e compiti delle varie figure coinvolte nella gestione della sicurezza in un istituto universitario: dal rettore al personale docente, ricercatore, tecnico e amministrativo
Art. 2 – Soggetti e categorie di riferimento
1. Il datore di lavoro, con apposito provvedimento dell’università, viene individuato nel rettore o nel soggetto di vertice di ogni singola struttura o raggruppamento di strutture omogenee, qualificabile come unità produttiva ai sensi del presente articolo, dotata di poteri di spesa e di gestione. Per tutte le altre strutture prive di tali poteri e per quelle di uso comune, il datore di lavoro è il rettore.
Art. 3- Obblighi ed attribuzioni del rettore
1. Al rettore, in quanto datore di lavoro, ai sensi del secondo periodo del comma 1 dell’art.2, e quale presidente del consiglio di amministrazione dell’ateneo, compete:
a) assicurare il coordinamento delle attività dei servizi di prevenzione e protezione e l’effettuazione della riunione periodica di prevenzione e protezione dai rischi;
b) presentare periodicamente al consiglio di amministrazione, per le determinazioni di competenza, il piano di realizzazione progressiva degli adeguamenti di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, tenendo conto delle risultanze della riunione periodica di prevenzione e protezione dai rischi.
Art. 4 – Obblighi ed attribuzioni del datore di lavoro
1. Il datore di lavoro, quale individuato ai sensi dell’articolo 2, provvede:
a) alla valutazione del rischio per tutte le attività….. Per quanto attiene alle attività specificamente connesse con la libertà di insegnamento o di ricerca che direttamente diano o possano dare origine a rischi, la responsabilità relativa alla valutazione spetta, in via concorrente, al datore di lavoro e al responsabile della attività didattica o di ricerca in laboratorio.
In passato e nei due anni in cui l’ing. Recca ha occupato la carica di Magnifico Rettore, quali azioni sono state compiute dai vertici della facoltà per far fronte a questa situazione di rischio?
Nella pubblica assemblea del 17 dic.2008 sono state fatte dichiarazioni pesanti.
E’risultato che la situazione di carenza e l’esistenza di gravi problemi era ben nota a tutti i livelli, sicuramente prima del 2001, tanto è vero che era stato dato incarico ad una società esterna di rilevare lo stato di contaminazione. Di questa indagine, tuttavia, è stata data notizia solo il 30 nov 2008.
E dire che, come ha raccontato una ricercatrice, alle porte dei laboratori era attaccato un cartello che indicava, quali cardini della sicurezza, l’ Informazione e la Formazione. La ricercatrice ha dichiarato di non aver mai avuto informazione né formazione sui rischi e sulla prevenzione.
Il sindacato (CGIL) e il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, dal canto loro, hanno raccontato di aver richiesto il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) al Rettore senza aver ricevuto alcuna risposta.
In questi 2 anni, come nei precedenti, sembra non sia stata quindi fatta nessuna delle attività di gestione della sicurezza prescritte dal dlgs 626/94.
Anche il comportamento del sindacato e del RLS non sembra, tuttavia, lineare.
Come mai hanno richiesto solo adesso il DVR, considerato che l’obbligo vige ormai da oltre 10 anni? E perché non hanno denunciato la situazione all’Ispettorato del Lavoro, all’INAIL ?
Si sono preoccupati di verificare se la situazione nei laboratori degli altri istituti è conforme alle norme di legge ?
Ancora una considerazione.
In altri casi il RLS, il datore di lavoro, i funzionari con mansioni direttive possono anche avere poca cultura, non conoscere né le norme nè la pericolosità dei materiali manipolati nel loro ambiente di lavoro. Ma, nel caso in esame, siamo nel tempio del sapere e l’Istituto di Farmacologia è proprio il luogo dove si studiano gli effetti delle varie sostanze sull’uomo; al suo interno vi sono proprio gli esperti a cui chiunque penserebbe di rivolgersi per conoscere la nocività di una sostanza.
In effetti, in questo caso non erano nemmeno richieste competenze specialistiche particolari per capire le condizioni di rischio in cui i giovani ricercatori si trovavano ad operare. Queste problematiche e la loro gestione sono, infatti, descritte in
Per concludere:
La prima causa di lavoro intentata contro l’Università da parte di un tecnico di laboratorio risale al 2002. I responsabili, dunque, conoscevano la situazione da anni ma sembra che abbiano lasciato che i giovani ricercatori continuassero ad operare in quelle condizioni senza mai informarli o effettuare corsi di formazione, né sembra siano state adottate le procedure minime indispensabili, né si sia provveduto a dotare ricercatori e tecnici di attrezzature adeguate per la protezione personale e per operare in sicurezza.
Non ci risulta, inoltre, che sia stata data alcuna priorità ad interventi di modifica e correzione della situazione. Il primo progetto della nuova sede, la Torre Biologica, risale al 2002, ma la progettazione esecutiva è stata sospesa nel 2005 e, nel piano triennale delle opere pubbliche, pubblicato nell’ottobre 2008, non è previsto alcun intervento significativo per Farmacologia.
Evidentemente l’attenzione di chi ha il potere e la responsabilità di gestire o vigilare sui problemi della sicurezza e dell’igiene del lavoro nell’Università di Catania era (ed è) pressochè nulla.
prossima pubblicazione on line
2 – Note illustrative sul memoriale di Patanè
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