Sciopero della fame nel carcere di Bicocca

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Contro l’ergastolo hanno rifiutato il cibo.

Il primo dicembre, i 250 detenuti del carcere di Alta sicurezza di Bicocca, ergastolani e non, hanno attuato una giornata di sciopero della fame. La protesta catanese si inserisce all’interno della campagna nazionale “Mai dire mai” per abolire il carcere a vita, campagna organizzata dall’associazione “Liberarsi” che durerà fino al marzo del 2009.

Tutto nacque un anno fa, con la lettera di un ergastolano di Spoleto, Carmelo Musumeci. Il detenuto annunciava lo sciopero della fame per chiedere il rispetto dell’articolo 27 della Costituzione italiana che prevede che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato.

Il 4 novembre scorso sono stati raccolti e presentati 739 ricorsi alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Ricorsi tutti uguali, sottoscritti da detenuti condannati alla pena dell’ergastolo, che chiedevano alla Corte di pronunciarsi a favore dell’abolizione della pena perpetua.

I detenuti denunciano che l’ergastolo è un modo, il più crudele, di uccidere un uomo, di farlo «morire piano piano, ogni giorno un po’».

E ricordano che, nel codice penale del 1791,l’Assemblea costituente della Francia rivoluzionaria mantenne la pena capitale, ma vietò le pene perpetue.

Un anno e mezzo fa, circa 300 ergastolani chiesero provocatoriamente al Presidente della Repubblica di trasformare la loro pena di morte indiretta in una pena di morte a tutti gli effetti.

Un anno fa ci fu il primo sciopero della fame. Anche quest’anno la protesta è stata pacifica, organizzata e ha utilizzato gli strumenti offerti dal diritto.

Rispondendo a coloro che sostengono l’incostituzionalità dell’abolizione dell’ergastolo, Liberarsi risponde: “Come potrebbe mai tendere alla rieducazione sociale una pena che non prevede affatto un ritorno alla società?

“Non ci interessano le storie giudiziarie di ciascun ergastolano, – dice Liberarsi – ma la necessità di affermare che del carcere a vita si deve fare a meno. Da subito”.

1 Comments

  1. Beh, la questione è spinosa, ma la domanda che mi pongo è: “ok, tolto l’ergastolo che si fa? Libertà per tutti e tanti saluti alla certezza della pena?” Battiamoci piuttosto affinché si abbiano delle condizioni carcerarie più dignitose
    Chi ha un ergastolo ha commesso reati di una certa gravità, non ha rubato per fame… Da quanto leggo da Wikipedia, tra l’altro, non è a vita e la pena mi sembra adeguata:

    Tuttavia, vi è da sottolineare che il carattere di perpetuità di tale pena è mitigato dalla possibilità concessa al condannato di essere ammesso alla libertà condizionale dopo avere scontato 26 anni, qualora ne venga ritenuto attendibilmente provato il ravvedimento. Tale limite è ulteriormente eroso dalle riduzioni previste per la buona condotta del reo, grazie alle quali vengono eliminati 45 giorni ogni sei mesi di reclusione subiti. D’altro canto la riforma dell’Ordinamento penitenziario del 1987, attraverso le previsioni degli artt. 30-ter, comma 4, lett. d) e 50, comma 5, Legge n. 354/1975, ha contribuito a rimodellare i contenuti dell’ergastolo anche al di là dei profili che attengono alla liberazione condizionale: ha consentito infatti che il condannato all’ergastolo possa essere ammesso, dopo l’espiazione di almeno 10 anni di pena, ai permessi premio, nonché, dopo 20 anni, alla semilibertà.

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